Eventi / Storia dell'arpa

Noor-un-nisa Inayat Khan (1914-1944)

Penso sia importante che gli arpisti conoscano la storia di questa donna meravigliosa, allieva di Henriette Reniè, e ringrazio Bianca Bolzoni di averci offerto la testimonianza della sua vita esemplare, scritta con spirito poetico e sincera ammirazione. Lo considero il regalo più bello che la nostra Associazione intende donare a tutti coloro che ci seguono e sostengono. Ringrazio Orsola Puecher, Anne-Louise Wirgman, Shrabani Basu, Yaqin Aubert  e la Nekbakht Foundation per aver reso possibile questa pubblicazione.

(Emanuela Degli Esposti)

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Piccole ballerine dell’aria

Così graziose, poiché con le vostre ali colorate

siete così leggiadre

Danzate,

Oh danzate piccole ballerine, danzate, danzate

per me!

Quando il sole gentilmente sorride sulla dorata

splendente collina

Quando i delicati uccelli stanno cantando,

Farfalle, farfalle, allora mostrate il vostro

talento.

Quando il sole sta andando a dormire nella sua

camicia da notte rossa, tanto rossa

Quando i piccoli fiori si chiudono

Farfalle, farfalle, allora riposate.

The Butterflies Song, Noor Inayat Khan 1925

Sensibile, delicata, coraggiosa: tre aggettivi che delineano perfettamente la figura di Noor, la principessa indiana che fedele a immensi e inossidabili valori sacrificò la propria vita agli orrori della seconda guerra mondiale.

Noor-un-nisa significa “luce della femminilità”. Non c’è nome più radioso che potrebbe esprimere adeguatamente la bellezza interiore e la grazia rivelata dagli intensi occhi neri di questa giovane donna.

Nasce a Mosca il primo giorno dell’anno del 1914 in un monastero poco distante dal Cremlino.Dal padre Hazrat Inayat Khan (1882-1927) musicista e Maestro Sufi predicatore in occidente, pronipote del Sultano Tipu sovrano del Mysore, acquisisce il titolo di principessa .

La  madre, Ora Ray Baker (1892-1949), nome Sufi Amina Sharda Begum, è una giovane ragazza della borghesia americana originaria di Albuquerque, New Mexico.

In casa la piccola primogenita viene teneramente chiamata “Babuli”.

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Nell’estate 1914, a causa del clima politico incandescente  della Russia  pre-rivoluzionaria, la famiglia Khan si muove verso Londra dove vivrà un periodo di ristrettezze economiche. Durante questi anni nascono Vilayat (1916) Hidayat(1917) e Khair-un-nisa(1919) gli adorati fratelli di Noor.

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Sarà poi la volta della Francia dove l’intero nucleo familiare si stabilisce definitivamente nel 1920. Dopo due anni trova finalmente fissa dimora nella grande “Casa della Benedizione”, Fazal Manzil, donata da una facoltosa discepola, Fazal Mai Egeling, e situata in Rue de la Tuileries sulla collina di Suresnes, dove dalla finestra più alta si intravede il cuore pulsante di Parigi.

Gli anni in questa “Casa dal grande Giardino” sono un susseguirsi di stagioni di serenità e armonia: è qui che Inayat Khan insegna ai figli e ai discepoli, con meditazioni e letture, le pratiche ascetiche per il perfezionamento interiore, la solidarietà universale, gli ideali di fratellanza e il rispetto nei confronti di tutte le religioni e le culture del mondo, soprattutto attraverso la musica intesa come messaggio spirituale.

Gli ideali di altruismo e fraternità accompagneranno Noor durante tutta la sua breve esistenza e motiveranno le sue scelte consegnandola a un tragico ed eroico destino. Il talento artistico della piccola Babuli si manifesta già in tenera età con espressioni creative straordinarie. Scrive poemi e storie sulle quali spesso compone piccole melodie al pianoforte per l’intrattenimento dei pomeriggi in famiglia. Impara a leggere la musica dal fratello Hidayat, scrive canzoni dagli echi Sufi con notazione occidentale e dal padre assimila le sofisticate strutture musicali degli antichi Raga indiani. In questi anni scrive anche le parole di “Song to the Butterflies”; l’accompagnamento per piano è composto da un discepolo di Inayat Khan. La voce cristallina di Noor diventa ancora più acuta e incantevole quando si emoziona.

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E’ una ragazzina felice e spensierata che si affaccia all’adolescenza quando deve affrontare, a soli tredici anni, il dolore per la morte del padre, suo più grande punto di riferimento.

La madre, devastata da questa grave perdita, crolla sotto il peso di una buia depressione che l’allontana dal resto della famiglia. Sarà Noor ad occuparsi, con grande senso di responsabilità, della casa e dei fratelli.

Unico rifugio della ragazza sono la scrittura di fiabe per bambini e la lettura di libri filosofici e religiosi provenienti dalla vasta biblioteca della casa. E’ affascinata da Giovanna d’Arco, sua eroina preferita, della quale ammira il coraggio e lo spirito di sacrificio.

E’ l’interesse per i dipinti medievali ad avvicinare Noor all’arpa, rapita dalle immagini di angeli che suonano questo strumento così vicino al suo ideale di delicata femminilità . A quindici anni compone “Song to the Madzub” dedicata al padre.

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Decide dunque, nel 1931, di iscriversi all’ Ecole Normale de Musique di Parigi dove studia per sei anni arpa, piano, solfeggio, analisi e armonia sotto la guida di insegnanti del calibro di Micheline Kahn e  Nadia Boulanger.

Nello stesso tempo prende lezioni private per due anni da Henriette Renié e si esibisce , durante il secondo anno, in un matinée alla Salle Erard ricevendo eccezionali apprezzamenti.

Appartengono al periodo dell’Ecole Normale le composizioni “Prelude for harp” e “Helegy for harp and piano” che sono suonati nei concerti a Fazal Manzil durante i corsi estivi davanti a un pubblico cosmopolita, composto per lo più da seguaci del movimento Sufi spesso navigati musicisti.

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Tutti i fratelli possiedono uno spiccato talento musicale: Noor oltre all’arpa e il pianoforte suona il vina, Vilayat il violoncello e il pianoforte, Hidayat il violino e il pianoforte e Khairunnisa il pianoforte.

Vilayat in particolare è stimato allievo di Igor Stravinsky e Maurice Eisenberg, Hidayat studia violino con Bernard Sinsheimer e direzione con Diran Alexanian mentre Khairunnisa, come i fratelli, è allieva della Boulanger.

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Non contenta di studiare solo musica, Noor si iscrive alla Sorbonne di Parigi e si laurea in psicologia infantile; nutrendo un sincero interesse per i bambini ritiene che il corso universitario potrebbe aiutarla a comprenderli meglio.

A Fazal Manzil Noor è considerata dai più piccoli una creatura esotica in grado di raccontare fantastiche avventure di luoghi lontani e storie epiche indiane . Scrive anche poesie che riflettono gli stati d’animo della sua sensibile sfera emotiva.

Collabora con “Le Figaro” e con alcune trasmissioni radiofoniche. Pubblicherà in seguito, nel 1939 in Inghilterra, “Venti Storie Jakata”, una selezionata raccolta delle cinquecento favole indiane con protagonista Buddha nelle sue molteplici reincarnazioni.

Frequenta inoltre con la sorella un corso da infermiera. Come ogni coetanea il suo cuore culla una romantica promessa di matrimonio con un giovane pianista compagno di conservatorio ma la famiglia, fedele alle tradizioni del proprio status, non accetta questo legame impedendo il fidanzamento.

Noor in questo periodo da’ l’impressione di essere una ragazza timida e solitaria. Non parla mai ai frequenti incontri presieduti da Vilayat e sovente se ne va a passeggiare nella notte. Spesso la si può sentire suonare l’arpa da sola.

E’ il 1940 quando Hitler invade la Francia. I giovani Khan, sconvolti dagli eventi, decidono di ripararsi a Londra (tranne Hidayat che si rifugerà con la moglie e i figli nel Sud della Francia non ancora occupato dai nazisti) abbandonando quella che per molti anni è stata l’oasi quieta e mistica di Fazal Manzil.

Noor da sempre educata alla pace e alla tolleranza, senza alcuna tendenza politica e con orizzonti internazionali sente insieme al fratello Vilayat, che la incoraggia e sostiene moralmente, di dover partecipare in modo concreto alla lotta contro il totalitarismo del nazismo e i suoi soprusi razzisti, combattendo senza l’uso delle armi.

Vilayat si arruola nella Royal Air Force, Noor si aggrega alla Women’s Auxiliary Air Force e la sorella offre il suo aiuto negli ospedali britannici.

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La principessa, cresciuta in un contesto tradizionale dove sono ancora in uso i matrimoni combinati e la condizione femminile è vincolata nei propri movimenti, si trasforma in una donna libera quanto tenace e determinata. Mostra una notevole abilità come telegrafista, tanto da essere scelta dopo un breve addestramento per entrare nella S.O.E (Special Operations Executive) corpo speciale segreto voluto da Churchill che compie azioni di sabotaggio fra le linee nemiche per supportare la resistenza antinazista.

Grazie alla sua perfetta conoscenza delle lingue viene inviata a Parigi sotto mentite spoglie nelle operazioni di spionaggio ad altro rischio. Con il nome di Nora Baker (poi Jeanne-Marie Rennier e il nome in codice “Madeleine”) ha l’incarico di mantenere i contatti nella rete di informazione partigiana. Noor è molto abile e il suo impegno ineccepibile, consapevole che ogni piccolo errore può mettere in pericolo la vita di molte persone.

Il nucleo di Parigi è intercettato da spie tedesche e i suoi compagni vengono arrestati. Noor rimasta sola rifiuta la proposta di fare ritorno a Londra, convinta di poter riorganizzare la operazioni radiofoniche.

Il 13 ottobre 1943 viene catturata dopo un ignobile tradimento, arrestata subisce durissimi interrogatori fra torture psicologiche e false lusinghe.

Non darà mai informazioni agli agenti della GESTAPO.

Dopo aver tentato di fuggire due volte infruttuosamente, da Berlino arriva la diretta istruzione di classificarla come “Nacht und Nebel”: “Notte e Nebbia”, destinata a sparire per sempre.

A novembre dello stesso anno viene portata nella prigione di Pforzheim dove è reclusa in completo isolamento con mani e piedi legati fra loro.

Il 12 settembre 1944, dopo mesi di prigionia disumana, viene internata insieme ad altre tre agenti della resistenza francese nel campo di concentramento di Dachau.

Picchiata e torturata da un ufficiale delle SS viene fucilata all’alba del 13 settembre con un colpo alla nuca. Sino alla fine non mostra segni di resa e di paura, la feroce crudeltà del nazismo ha violato la vita ma non la dignità di Noor.

La sua ultima parola: liberté.

In Inghilterra le è stata conferita postuma la Croce di San Giorgio, la Menzione Militare e il cavalierato dell’Ordine dell’Impero britannico, in Francia la Croce di guerra. Nel 2012 alla presenza della principessa Anna d’Inghilterra è stato posto un suo busto commemorativo al Gordon Square Garden di Londra.

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Hidayat Inayat Khan, unico membro della famiglia ancora in vita, ha dedicato alla sorella il toccante poema sinfonico “La Monotonia” che ha diretto nelle maggiori città d’Europa.


L’arpa di Noor è stata riportata a Fazal Manzil.

[…]”O Re”, rispose la scimmia, “Io sono il loro capo e la loro guida. Loro vivevano con me su questo albero, per loro ero come un padre e li ho amati. 
Non soffro nel lasciare questo mondo perchè ho ottenuto la libertà dei miei sudditi. E se la mia morte può essere una lezione per voi, allora sono ancora più felice. Non è la vostra spada che fa di voi un re; è soltanto l’amore. Non dimenticate che la vostra vita è una piccola cosa da offrire se offrendola potrete ottenere la felicità del vostro popolo. Regnate su di loro non con il potere perchè sono i vostri sudditi; piuttosto, regnate su di loro con l’amore perchè sono i vostri figli. Solo in questo modo sarete un re. Quando non sarò più qui non dimenticate le mie parole, O Brahmadatta!”
Poi l’Essere Benedetto chiuse gli occhi e morì. Il Re e il suo popolo piansero la sua morte e il Re costruì in suo onore un tempio bianco e puro, perchè le sue parole non fossero mai dimenticate.
Brahmadatta governò il suo popolo con amore e furono tutti felici per sempre.
Da ” Il ponte delle scimmie” di Noor Inayat Khan
Trad. Di Ameena Fumagalli

Desidero ringraziare Mr.Inayat Khan per il suo prezioso aiuto.

Un grazie speciale alla scrittrice Orsola Puecher che mi ha fatto conoscere la figura di Noor, ad Anne-Louise Wirgman dell’archivio di Suresnes, alla scrittice Shrabani Basu e a Yaqin Aubert per la squisita disponibilità e alla Nekbakht Foundation per le immagini.

Grazie di cuore ad Ameena e a Gabriele Rota per la traduzione.

Bibliografia:

-“Spy Princess the life of Noor Inayat Khan” di Shrabani Basu, ed. The History Press, 2006.

-“Venti Vite Del Buddha” di Noor Inayat Khan, traduzione di Federica Alessandri, Elliot Edizioni, 2014.

-Noor-un-nisa Inayat Khan 2Madeleine” di Jean Overton Fuller – ed. East-West  Pubblications, 1971

-Twenty Jataka Tales” retold by Noor Inayat Khan, ed.East-West Pubblications, 1975

-“Venti Storie Jataka” di Noor Inayat Khan” trad.di Ameena  M.Grazia Fumagalli, Blurb.com (ultima edizione 2013)

Sitografia:

http://www.nazioneindiana.com/2015/01/26/noor-inayat-khan-nemica-del-reich/

http://www.nekbakhtfoundation.org/

http://www.radio3.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-104af438-eaba-442b-81c5-b5d312b19640.html

Bianca Bolzoni è nata a Cremona, all’età di sette anni ha iniziato lo studio dell’arpa con Eddi De Rossi, presso la Scuola Civica dell’ Istituto Superiore di Studi Musicali Claudio Monteverdi .
Fa parte dell’Ensemble di Arpe “Leonardo Primavera” di Parma diretto da Emanuela Degli Esposti, è prima arpa dell’Orchestra Giovanile di Cremona diretta da Giovanni Battista Columbro.
Ha collaborato a Cosenza con l’Orchestra Italiana di Arpe diretta da Grazia Bonasia e Lodi Luka, con la Scarsdale High School Orchestra di New York diretta da Amédée Williams, con  l’organista Fausto Caporali, con l’Orchestra di Fiati “Amilcare Ponchielli” diretta da Mario Vitale , con Saturnino Celani e con l’attrice Daniela Coelli.
Ha vinto il primo premio al Concorso Musicale “Enrico Arisi “, nel 2007 come solista e nel 2014 in formazione cameristica.
Nel 2012 le viene assegnato il terzo premio al Concorso Internazionale d’Esecuzione Musicale “Festival di Bellagio e del Lago di Como” e nel 2014 è premiata nell’ambito del progetto della Commissione Europea, “L’ arte come identità culturale”, a cura dellaInternational Communication Society di Roma.
Ha al suo attivo concerti sia come solista che in diverse formazioni cameristiche.
Ha seguito corsi di perfezionamento con Maria Luisa Rayan Forero, Lincoln Almada, Marcella Carboni, Vincenzo Zitello, Fabius Constable, Bernard Andrès, Marcela Mendez, Melinda Felletàr della Szeged University, con Ieuan Jones docente di arpa del Royal College of Music, con Letizia Belmondo, con Emanuela Degli Esposti a “UmbriaEstate MasterClasses “ad Assisi, con Jekaterina Suvorova della Latvian Musical Academy
Ha frequentato i corsi di alto perfezionamento di “Suonarte MasterClasses” presso l’accademia Tadini di Lovere, nel 2012 con diploma di merito , nel 2013 e nel 2014 suonando nei concerti finali degli allievi selezionati come solista e in ensemble e presso la Jāzepa Vītola Latvijas Mūzikas akadēmija di Riga.
Sempre nel 2013 ha partecipato alla master class “From Mozart to Spohr “ presso il Royal College of Music di Londra .
Ha seguito seminari con Marianne Gubri, Sara Simari, Elena Zaniboni, Raul Moretti e Gabriella Bosio.
Collabora con la rivista online IN CHORDIS dell’Associazione Italiana dell’Arpa.
Ha seguito corsi di musica da camera con Pierpaolo Maurizzi e con Eleonora Carapella presso l’Associazione concertistica Paola Manfredini di Cremona.
Dal 2010 studia arpa classica sotto la guida di Emanuela Degli Esposti al Conservatorio A.Boito di Parma.


Questo articolo é stato pubblicato da
Redazione Redazione di IN CHORDIS, la rivista online dell'Associazione Italiana dell'Arpa.