Concorso Suoni d'Arpa / Eventi

Gli strumenti come opere d’arte. Nascita e sviluppo della collezione

Fernanda Giulini

Il collezionismo nel mondo dell’arte è stato sempre presente nella mia famiglia, insieme all’amore per la musica e il binomio “arte e musica” mi ha accompagnato per tutta la vita. Negli stessi anni frequentavo all’Università Statale i corsi sull’Impressionismo e l’arte moderna con Anna Maria Brizio, ottenendo il massimo dei voti e la lode, e davo gli esami di armonia e storia della musica al Conservatorio di Milano, in preparazione al diploma in pianoforte, avendo come insegnante Bruno Canino, con il quale ho poi proseguito gli studi di perfezionamento dopo il diploma. Il primo collezionismo è stato legato all’arte e in modo particolare alla pittura, con una scelta precisa di epoche classiche. Accanto ai quadri mi interessavano i disegni, i bronzi dorati, gli argenti e in modo particolare i tappeti, passione che mi veniva da mia madre, nata in Egitto dove non era pensabile muoversi su pavimenti senza tappeti. Ho un grande difetto che si usa chiamare “perfezionismo” e non potevo concepire di lavorare e suonare al tempo stesso. Come conseguenza per alcuni anni ho chiuso il pianoforte perché non potevo avere quella splendida libertà di tempo che richiede la musica. Infatti per studiare un brano di musica è necessaria una grande concentrazione ed è come per un atleta affrontare una gara importante in cui deve dare il meglio di se stesso. Sono stati comunque anni bellissimi in cui, pur non suonando, avevo il privilegio di potere viaggiare molto ascoltando musica nei teatri più belli in giro per il mondo. A un certo punto però è intervenuta la grande crisi tipica dei musicisti: non volevo solo andare a teatro ed essere quindi al posto di uno spettatore, ma volevo suonare, come avevo sempre fatto. Ho cercato il Maestro Canino che all’inizio mi ha spiegato con molto senso dell’umorismo che mi aveva preparato per dare lezioni e poi, forse commosso dalla mia testardaggine, mi ha affidato a una giovane artista con la quale ho ricominciato a studiare, con umiltà e pazienza, e quindi ad eseguire musica. A questo punto si innesta la collezione di strumenti: negli anni dei primi studi avevo l’abitudine di investire sempre in opere d’arte quello che ricevevo dalla mia famiglia per le piccole spese e fu così che, accanto ai quadri, acquistai le prime spinette dipinte, attirata dagli oggetti d’arte e non solo dagli strumenti musicali, in quanto si trattava di oggetti muti. Negli anni ai quali accennavo prima era stata acquistata anche Villa Medici, a Briosco, che si presentava come una scatola vuota, ideale quindi per accogliere una collezione, e con un salone dipinto da Zuccarelli che aveva una magnifica acustica. Una sera avevo ospite Claudio Scimone e con lui ebbi la conferma che il suono della sala era di straordinaria bellezza. Nella sala c’era già un cembalo spagnolo firmato Fernandez Santos, Valladolid, 1728, decorato a chinoiserie in lacca Coromandel. Il suono del cembalo risultava naturalmente amplificato dalla sala, ma senza nessuna eco. Il cembalo era appoggiato su un tappeto Aubusson coevo e ancora una volta l’arte e la musica creavano un connubio perfetto. Devo confessare che tutte le acquisizioni di strumenti musicali sono state dettate da una scelta estetica che è stata poi sempre premiata perché alla bellezza dello strumento musicale, inteso come oggetto d’arte, ha corrisposto dopo il restauro la bellezza del suono dello strumento. Mi sono spesso chiesta il motivo ed è semplice: gli strumenti erano quasi sempre costruiti per committenti molto importanti e adornavano le sale di palazzi principeschi. I costruttori erano quindi i migliori del loro tempo ed è normale che il suono fosse bellissimo. Vorrei ricordare il cembalo con lo stemma Ottoboni, dipinto da Luca Giordano con La fuga in Egitto in barca e il cembalo Boccalari con La caccia di Diana, ripresa dall’opera omonima di Domenichino, ora a Galleria Borghese. Via via che acquistavo gli strumenti – in prevalenza a tastiera – mi interessava lo sviluppo del suono attraverso il tempo e quindi dai cembali mi spostavo ai fortepiani della fine del Settecento e del primo Ottocento. Quando entrarono a far parte della collezione i due Anton Walter – il costruttore fu il prediletto di Mozart – fui affascinata dalla bellezza dei mobili e dalla qualità degli intarsi in bois de rose. La stessa cosa mi è successa con il fortepiano di Johann Schanz in mogano e bronzi dorati, appartenuto a Felice Baciocchi. La storia è infinita ed ebbe una riconferma quando fui invitata in una bella villa sul lago di Como per vedere un fortepiano a tavolo. Nella stessa sala c’era un’arpa di eleganza assoluta e fu così che iniziai a collezionare arpe perché erano meravigliosi oggetti d’arte. La stessa cosa mi è successa per i salteri e per i mandolini, per non parlare degli organi che sono monumenti di musica e di bellezza. A Villa Medici Giulini oggi c’è una parte ricettiva, adiacente alla villa privata, dove si svolgono regolarmente master classes di pianoforte e in genere di strumenti musicali, con utilizzo da parte dei giovani degli strumenti storici. Sono lieta di poter offrire ai giovani musicisti l’esperienza del confronto di un’esecuzione sullo strumento moderno e su quello storico, senza mai negare la bellezza degli strumenti del nostro tempo. Alle volte gli stessi giovani delle master classes suonano in concerti pubblici e gli strumenti sono offerti regolarmente alle società che organizzano i diversi cicli di concerti, dal Teatro alla Scala ai Conservatori che li richiedono per scopi didattici. Tutti gli strumenti hanno suonato per la prima volta dopo il restauro a Milano, al Museo Poldi Pezzoli, in concerti pubblici che aiutano ad approfondire la conoscenza del suono originale degli strumenti utilizzati dai grandi compositori. Villa Medici Giulini ha un’attività editoriale e la collana si intitola Alla ricerca dei suoni perduti, come il catalogo bilingue – italiano e inglese – redatto dall’illustre musicologo John Henry van der Meer, che ha schedato gli strumenti della collezione. Per ogni scheda lo studio della parte artistica è stato fatto da studiosi quali Carlo Bertelli, Fernando Mazzocca e Daniela Di Castro. Per la stessa collana sono stati pubblicate quattro appendici al catalogo: Schanz lo strumento dei Principi, Note di valzer nel mondo viennese, Chopin e il suono di Pleyel, Liszt e il suono di Erard, premiato a Parigi con le Prix du beau livre nell’ambito del Prix des Muses. Si tratta di volumi nei quali la storia dell’arte e la musica si integrano per dare un’immagine il più possibile completa della compenetrazione delle due discipline. Quando si ha il privilegio di poter usufruire di dimore storiche quali Villa Medici Giulini è giusto offrire agli altri la possibilità di percepire l’emozione della sintesi di arte e di musica. Faccio parte del consiglio nazionale di A.I.R.C. e Villa Medici Giulini è stata spesso luogo di serate dedicate alla ricerca fondi. Sono Presidente dell’Ente per le Ville Versiliesi, che opera dal 1987 a tutela delle realtà architettoniche e paesaggistiche della Versilia storica, illustrate in varie pubblicazioni a cura dell’Ente. Faccio parte del consiglio di amministrazione dei Pomeriggi Musicali in rappresentanza del Comune di Milano. Sono membro del Comitato permanente per la Maison d’Italie a Parigi e sono socio fondatore di Milano per la Scala. Ho ricevuto il premio Montblanc de la Culture, per l’attività svolta nelle master classes a Villa Medici Giulini, con utilizzo da parte dei giovani degli strumenti storici che consentono un arricchimento culturale e interpretativo. Ho ricevuto nel 2008 il Premio Donna di Assami, una vita per la musica. Sono amministratore unico di Villa Medici Giulini e faccio parte dell’Associazione Dimore Storiche Italiane.

PENSIERI SULLA NASCITA DI UNA COLLEZIONE DI ARPE

Preparavo gli esami di teoria e solfeggio – prima di dare l’esame di quinto anno di pianoforte al Conservatorio di Milano – e la mia insegnante si chiamava Anita Terribili. La lezione si svolgeva al pianoforte, ma in realtà passavo tutto il tempo in estasi davanti all’arpa che era vicino al pianoforte. Avevo 12 o 13 anni e, dopo quelle prime sensazioni, il fascino dell’arpa mi ha accompagnato tutta la vita. Quando poi ho cominciato a interessarmi agli strumenti storici mi è accaduto un altro fatto particolare che è stato come il seguito di quel primo entusiasmo giovanile. Mi trovavo sul lago di Como in una bella dimora di amici che avevano deciso di cambiare casa. Mi offrivano un fortepiano a tavolo viennese di fattura molto elegante. Il fortepiano si trovava in una sala di musica e nella stessa sala vi era una splendida arpa decorata con delle Cariatidi. Nel tentativo di provare il fortepiano il coperchio ha corso il rischio di cadere e quindi ho pensato che il destino fosse contrario all’acquisto. Tutta la mia attenzione andava verso l’arpa e – con grande stupore della proprietaria – chiesi di acquistarla, abbandonando il fortepiano che era stato l’oggetto della visita. Questa é stata la prima arpa che ho acquistato: è una bellissima arpa Erard che si è rivelata uno strumento con un suono bellissimo. Le altre acquisizioni sono state rapidissime, sulla scia dell’entusiasmo della prima.

Le arpe storiche


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Fernanda Giulini www.villamedici-giulini.it