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Secondo Simposio Nazionale l’Arpa in Italia

 

Il secondo Simposio Nazionale dedicato all’arpa in Italia si svolgerà quest’anno a Villa Medici Giulini, luogo speciale della Musica che ospita corsi di perfezionamento, concerti, mostre e conserva una delle più importanti collezioni al mondo di strumenti musicali. Recentemente nella Villa è stato inaugurato il Teatrino che riprende la tradizione dei teatri di corte presenti nelle dimore del settecento, e nei giorni 6-7 ottobre, dedicati al nostro strumento, avremo modo di apprezzare la sua acustica perfetta insieme alle possibilità tecnologiche (grande schermo e impianto audio). Sarà anche un’occasione per ascoltare il suono delle arpe antiche della collezione Giulini, per ammirare lo splendore delle Sale della Musica e per seguire le conferenze e i concerti che vi proponiamo. Saranno presenti Clara Rocco con Musica D’Arpa, Stella Mattutina Edizioni e Salvi Harps. In questo articolo presentiamo i protagonisti del Simposio e il ricco programma. E’ gradita, ma non obbligatoria, l’iscrizione all’Associazione Italiana dell’Arpa. Ringrazio la Marchesa Fernanda Giulini, nostro socio onorario, per la generosa offerta di ospitalità. (Emanuela Degli Esposti)

Come arrivare a Villa Medici

Per chi volesse arrivare in auto, segnaliamo che Briosco si trova sulla Milano-Lecco e l’uscita è chiaramente indicata. Per chi invece volesse arrivare in aereo, l’aeroporto di Malpensa o di Linate si collegano con molta facilità alla Milano – Lecco dalla località Cinisello Balsamo. Per chi volesse arrivare in treno, segnaliamo che la stazione più vicina è quella di Arosio che dista 5 km da Briosco. Il treno parte dalla Stazione Nord di Milano, in Piazza Cadorna. La linea è quella di Milano – Asso. È possibile organizzare un taxi per raggiungere la villa. La villa dispone di ampio parcheggio.

Per prenotare il pernottamento con prima colazione:

http://www.villamedici-giulini.it/convegni/pernottamento.htm

Via Medici, 6 – 20836 Briosco (MB) – Italia –

Tel. 0362.958165 – Fax 0362.958168

Ufficio: Corso di Porta Nuova, 15 – 20121 Milano – Tel. 335.295939 – Fax 02.6555576

E-mail: villamedici@villagiulini.it

www.villamedici-giulini.it

https://www.facebook.com/villamedici.giulini/?ref=br_rs

Per informazioni sul Simposio:

info@associazioneitalianarpa.it

E’ possibile richiedere l’attestato di partecipazione per acquisire crediti formativi. L’ingresso è gratuito, è gradita, ma non obbligatoria l’iscrizione all’Associazione Italiana dell’Arpa che può esere effettuata sul posto e avrà valore anche per il 2019.

Programma del Simposio

Angelo Bovio «professore d’arpa» nella Milano dell’Ottocento

Presentazione di uno studio sulla vita e le opere del valente arpista, esponente di rilievo nel panorama ottocentesco italiano. La carriera di Bovio, che si realizza principalmente all’interno delle massime istituzioni musicali milanesi, viene ripercorsa prendendo in esame fonti e testimonianze dell’epoca. Documenti emersi dalla ricerca mettono in luce alcune discrepanze rispetto alla tradizionale letteratura storica di riferimento sulle scuole d’arpa in Italia e forniscono rilevanti spunti di riflessione da condividere.

Elena Manuela Cosentino

Nata a Milano, si diploma in arpa presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” sotto la guida della prof. Giuliana Albisetti. Si perfeziona in seguito con Pierre Jamet in Francia e con Judith Liber. Consegue inoltre la laurea magistrale in Musicologia con lode presso l’Università Statale di Milano. Ha collaborato, anche in veste di solista, con vari enti e orchestre stabili suonando in Italia e all’estero. Ha effettuato registrazioni per RAI, BMG-RICORDI, Telepiù, Telenova, Telecampione, RSI (Svizzera) e ARD (Germania). Svolge attività concertistica con varie formazioni tra cui il Duo MilleMiglia (arpa e fisarmonica). Attualmente è titolare della cattedra di arpa del Conservatorio “Niccolò Paganini” di Genova.

Piccoli schiavi dell’arpa: l’emigrazione minorile dal Sud Italia, raccontata nella produzione artistica e letteraria tra il XIX e il XX secolo

Quando nel 1952 l’etnomusicologo Diego Carpitella e l’antropologo Ernesto de Martino effettuarono la storica “Spedizione in Lucania”, non trovarono nessuna traccia di quella che era stata la più grande tradizione arpistica italiana nel mondo. Una damnatio memoriae si era abbattuta su di essa. Le cause furono diverse, ancora da indagare, tra queste giocò un ruolo decisivo una propaganda anti-emigrazionista che, strumentalizzando casi di cronaca, dalla metà del XIX secolo riverberò dall’Europa all’America, e in Italia alimentò le perniciose teorie lombrosiane. Tra i protagonisti della dislocazione economica e sociale dell’Italia settecentesca, gli arpisti girovaghi si spostavano in piccoli gruppi strumentali con la costante presenza di bambini; una presenza che negli anni si farà sempre più ingombrante ed esclusiva, tanto da intorbidire il confine tra mendicità e lavoro, tra ‘tratta di schiavi’ e apprendissage. È la storia di diseredati che hanno alimentato produzioni artistiche e letterarie. Una storia di “diversi” che una società ipocrita e perbenista ha guardato con sospetto e che, in una prospettiva storica, aspetta solo di essere riscattata.

Sara Simari

Sara Sìmari, arpista e musicologa. Perfezionatasi con Mirella Vita, David Watkins e Nicanor Zabaleta, è ospite di festivals internazionali quali Festival dei Palazzi e Festival Le Notti bianche di San Pietroburgo, Festival di Spoleto, Festival Taormina Arte, Festival Mundi e Festival Musica d’Oggi di Roma, International Festival of Harp “Suoni d’Arpa” di Saluzzo, Sorrento Classica, Festival Città del Vaticano, Festival Ciemme-Mozart di Losanna, Festival di Zumaja e Festival di Deba in Spagna, Festival Fire & Ice di Copenaghen.

Ha ricoperto il ruolo di prima arpa con la Roma Sinfonietta, l’Officina Musicale Aquilana, l’Orchestra Da Ponte, l’Orchestra Romana Internazionale, la Sinfonica Aquilana, l’Orchestra Philharmonia Mediterranea, con il plauso di grandi direttori come di P. Maag, R. Giovaninetti, M. De Bernart, G. Rivoli, M. Sasson, P. Bellugi, C. Franci, D. Garforth, G. Tourniare, M. Pradella.

Interprete di rilevanti prime assolute di autori quali Ennio Morricone, Alessandro Solbiati, Bruno Maderna (in Italia), Francesco Pennisi, Michele dall’Ongaro, ha inciso per le etichette discografiche Bongiovanni, Warner Fonit, Edipan, La Bottega Discantica, Discoteca di Stato e Tactus ed ha registrato per Raiuno, Rai International e Mediaset. Autrice di saggi e ricerche, in ambito musicale pubblica per Stella Mattutina Edizioni (Firenze), le Edizioni Ut Orpheus (Bologna), Gopala (Napoli), Duminuco (Salerno).Tiene regolarmente conferenze-concerto presso importanti Istituzioni musicali in Italia e all’estero e in Luglio 2017 è stata ospite del 13th World Harp Congress in Hong Kong con il concerto-conferenza “The harp in the Kingdom of Naples, from street musicians to celebrated virtuosos” in duo con Gabriella Dall’Olio. Da parecchi anni si dedica all’approfondimento della storia dell’arpa nel Meridione d’Italia; i suoi studi sono confluiti in diverse pubblicazioni e mostre come I Viggianesi, Itinerant Musicians and great Harp Virtuosos from Southern Italy. From the artistic Neapolitan Nativities to the Salvi Family (Photo Exibition), Fremer l’arpa ho sentito per via. Canti e danze dalla tradizione Viggianese – Tactus Records, Italian Folk Dances from the Viggiano Tradition, for harp – Ut Orpheus Edizioni, Tradizione, didattica e patrimonializzazione della musica popolare lucana: prospettive e ricerche (atti dell’omonimo convegno nazionale). Docente di arpa presso il Conservatorio di Musica “N. Piccinni” di Bari, è componente del comitato artistico dell’Associazione Italiana dell’Arpa ed è supervisore dell’Ensemble di Arpe della Scuola d’Arpa Viggianese.

Non Multa Sed Multum e altre tecniche a confronto

La docente Paloma Tironi affronterà un percorso sugli elementi fondamentali della tecnica: (scale, arpeggi, terze, seste e abbellimenti ) tratti dai principali metodi e libri di tecnica arpistica messi a confronto tra loro.

A seguire la docente esporrà i contenuti del suo libro Non multa sed multum, locuzione latina il cui significato è “non molte [cose], ma molto [bene].

Gli esercizi proposti vertono sulle tecniche di articolazione delle dita nelle note vicine e sono abbinate alla velocità allo scopo di ottenere l’indipendenza e la rapidità dei movimenti. Non multa sed multum è un prezioso strumento di lavoro in quanto unico nella sua particolarità. Questo libro garantisce ottimi risultati a tutti coloro che con perseveranza applicheranno questi esercizi congiuntamente alle altre tecniche.

Paloma Tironi

Diplomata nel 1978 a Cagliari col massimo dei voti sotto la guida della Prof.ssa Teresa Brambilla, si è perfezionata in Francia con i Maestri Corinne Le Du e Pierre Jamet e successivamente in Italia con la Prof.ssa Liana Pasquali.

Dal 1979 ha insegnato arpa nei Conservatori di Cagliari, Potenza, Genova e Trapani.
Ha suonato, nel ruolo di 1^ arpa nell’Orchestra Chigiana di Siena, nella Sinfonica di Sanremo, nell’Orchestra Sinfonica Siciliana, nel Teatro Carlo Felice di Genova, al Luglio Musicale Trapanese, al Teatro Principale di Palma de Maiorca e per tredici anni nell’Orchestra dell’Istituzione dei Concerti e del Teatro Lirico di Cagliari.
Dal 1991 al 2016 è stata Prima Arpa dell’Orchestra Lirico-Sinfonica dell’Ente Concerti “M.Luisa.De Carolis” di Sassari. Nel 1986 ha ottenuto il terzo premio al Concorso Internazionale di Parigi e nello stesso anno si è diplomata presso l’Accademia di S.Cecilia in Roma sotto la guida della Prof.ssa Elena Zaniboni.
Ha registrato per la Radio-Televisione Nazionale Francese ed ha inciso per la casa discografica Bongiovanni, Iktius, Inedita cd e Kikko Classic. La sua attività da solista e con vari gruppi da camera, la vede esibirsi da molti anni nei palcoscenici delle stagioni concertistiche e dei Festival Musicali più rinomati in Europa.
E’ stata più volte commissaria in qualificate giurie di Concorsi Nazionali ed Internazionali di esecuzione strumentale e alla sua attività associa un appassionato impegno in ambito didattico, sia in qualità di titolare della classe di Arpa presso il Conservatorio di Musica di Sassari, nel quale insegna dal 2012, sia nei corsi estivi di perfezionamento dell’Accademia di Coldinava, che ha tenuto dal 1997 al 1999, e a quelli di Spaziomusica ad Orvieto, cominciati nel 2004 e proseguiti fino ad oggi per quindici anni consecutivi. Ha pubblicato per Gioiosa Editrice, il trattato sulla tecnica dell’Arpa “Non Multa sed Multum”.

Piccole mani: ricerca e proposte nel mondo dell’arpa per i primi anni di studio

Con la partecipazione di alcune allieve del Sanremo Harp Consort dai 7 ai 13 anni.

La conferenza è dedicata ad uno strumento meraviglioso, l’arpa, capace di coinvolgere ed affascinare studenti di tutte le età, a partire dai piccolissimi fino al suo incontro da aduti: la discussione verterà su considerazioni inerenti il primo approccio alla Musica ed il suo insegnamento a bambini e adulti principianti con dimostrazioni eseguite da giovanissime arpiste. Si prenderanno in analisi alcuni lavori di ricerca e proposte innovative, infine verranno presentate le ultime pubblicazioni della relatrice dedicate ai primi anni di studio dello strumento ed al coinvolgimento degli allievi sotto l’aspetto pedagogico, metodologico e ludico.

Caterina Bergo

Si è diplomata in arpa con il massimo dei voti e la lode sotto la guida della Prof.ssa P. Carlin presso il Conservatorio “F. Venezze” di Rovigo, sua città natale, dove ha conseguito inoltre il Diploma Accademico di II livello con lode, perfezionandosi poi in Italia e Francia con docenti di fama internazionale, tra cui U. Holliger, J. Liber, A.N. Schirinzi. Vincitrice di concorsi sia in veste di solista sia in formazioni cameristiche, ha completato la sua attività concertistica collaborando con numerose orchestre italiane ed estere, registrando per Velut Luna, Primrose Music International e Denon. Interessata ad ogni forma di espressione musicale, ha studiato arpa celtica e si è brillantemente diplomata in canto lirico sotto la guida della Prof.ssa M. G. Munari, perfezionandosi con il M° W. Matteuzzi. Parallelamente alla carriera concertistica ha proseguito quella di ricerca musicologica, conseguendo con il massimo dei voti la “Laurea Specialistica in Musicologia e Beni Musicali” presso l’Università di Padova (tesi in Civilità Musicale afro-americana) e collaborando con varie riviste di settore, tra le quali Suonare News, Musica, Sipario (da cui ha ottenuto la menzione speciale nel Concorso “La Nuova Critica – Premio Carlo Terron”) .

Attiva nell’ambito della promozione artistico-musicale, ha collaborato con la rivista online ImfromIm della Provincia di Imperia per la sezione “Musica e Cultura” e ha seguito corsi post-universitari in Popular Music e Musical Management, ottenendo con la massima votazione il titolo di “consulente musicale” (Università di Genova, Ente Parasio e Dams di Imperia) ed è regolarmente invitata quale relatrice in conferenze di carattere storico-musicale da associazioni ed enti culturali pubblici e privati. Da sempre interessata alla didattica, ha ottenuto l’abilitazione europea all’insegnamento dell’arpa con il Metodo Suzuki presso il Suzuki Talent Center di Torino sotto la guida della Prof.ssa G. Bosio, didatta di fama internazionale e Teacher Trainer Suzuki per l’arpa in Europa. Dopo Piccole Storie d’arpa (Armelin Musica Edizioni 2012), ha pubblicato l’audiolibro Fiabe con l’arpa..racconti di un magico strumento (Armelin Musica Edizioni 2017), di cui è autrice sia per i testi sia per le musiche composte ed incise. Ha lavorato quale docente di Arpa e Storia della Musica per numerosi istituti statali e privati in Italia e a Parigi, tra cui il Liceo Musicale “Mater Misericordiae” (Sanremo) ed il College-Lycée Italien “Leonardo da Vinci” (Paris). Attualmente Caterina Bergo si divide tra l’insegnamento e l’attività orchestrale presso l’Orchestra Sinfonica di Sanremo.

Nino Rota, tra fiaba e cinema

La musica per arpa di Nino Rota in una narrazione teatrale fiabesca tra giochi di magiche bolle: virtuosismi e arabeschi incantevoli. Uno spettacolo indimenticabile presentato nell’Auditorium del Carmine del Conservatorio di Parma dove ha ottenuto unanime consenso.

Josephine Salvi

Nata a Parma nel 1992, ha iniziato a studiare l’arpa all’età di nove anni presso il Conservatorio “Arrigo Boito” di Parma sotto la guida della prof. Emanuela Degli Esposti, diplomandosi con il massimo dei voti. Ha completato gli studi laureandosi in Master of Performance al Royal College of Music di Londra, studiando con Ieuan Jones. Il suo percorso di studi è stato finanziato con una borsa di studio completa dal Royal College of Music, donata da Helen Marjorie Tonks. Durante il suo percorso, Josephine è stata premiata in diversi Concorsi d’arpa ed ha frequentato numerosi corsi di perfezionamento con i più grandi nomi internazionali. Nel 2008, ha fatto parte dell’Orchestra di arpe Leonardo Primavera, diretta da Emanuela Degli Esposti, con la quale si è anche esibita alla televisione Nazionale Italiana RAI in mondovisione. Josephine è stata attiva nella nuova scena musicale debuttando con opere di compositori come F.J. Gossec e Vincenzo Zitello. L’esperienza presso il Royal College of Music (2013-2015) è stata preziosa perchè le ha permesso di suonare nella Symphony Orchestra della scuola con direttori di fama internazionale quale Roger Norrington, Andrew Gourlay, Vladimir Ashkenazy, Nicola Collon ed altri, e ricevere lezioni anche da Lucy Wakeford (Royal Opera House), Karen Vaughan (Arpista co-direttore per 20 anni della London Symphony Orchestra), Rachel Masters (London Philarmonic Orchestra). Nel corso del primo anno dei suoi studi a Londra è stata selezionata per partecipare al “RCM/BBC Orchestra Pathway Scheme”che offre l’opportunità di assistere alle prove della BBC Orchestra al fianco delle arpiste ufficiali Sioned Williams e Louise Martin. L’anno seguente è stata invitata dall’ “Italian Cultural Institute London” per un Concerto solistico e nel 2017 ha suonato nel Concerto Anteprima dell’ Amiata Piano Festival “Omaggio a Debussy” con voce recitante Catherine Spaak; Massimo Marcelli, Fulvio Fiorio, Emanuela Degli Esposti, presso Forum Fondazione Bertarelli. Recentemente ha concluso gli studi del Master di II Livello “Alto Perfezionamento in Interpretazione musicale” al “Conservatorio Arrigo Boito” di Parma ottenendo il massimo dei voti, sotto la guida di Emanuela Degli esposti (repertorio solistico), Laura Papeschi (repertorio orchestrale) e Marcella Carboni (arpa Jazz).

Yuri Bussi

Yuri Bussi è un’artista poliedrico classe 87 che da più di dieci anni si occupa di teatro, formazione, circo sociale, animazione, educazione ed ambiente.

Ha portato i suoi progetti in tutti e 5 i continenti mangiando strade, teatri, giungle, montagne e deserti di ogni tipo. Da 8 anni parte della sua attività è incentrata sulle bolle di sapone con cui si è esibito centinaia e centinaia di volte. Principalmente con gli spettacoli in Mimo “Soap Opera”, “Mocambike”, “BaseBubble” e quelli teatrali narrati “L’isola delle Bolle”, “Bollicino”, “Bolla Ciao!”, “L’Albero delle Bolle”, “BubbleOz” e “Bubble & Marley”. La sua attività include inoltre lezioni di pedagogia, seminari, laboratori teatrali e laboratori didattici con le bolle di sapone.

La sua formazione include svariati maestri nei quattro angoli del pianeta: Lorenzo Lovisolo, Hector Aristizabal, Sanjoy Ganguly e molti altri. I suoi studi comprendono una Laurea in Scienze dell’Educazione con la tesi dal titolo “Il Teatro degli Oppressi: da Rio De Janeiro a Parma”. Negli ultimi 3 anni ha dato vita insieme all’arpista Josephine Salvi il progetto “La Kimera” che vuole dar vita sincronicamente a spettacoli dove la narrazione teatrale, la musica e le bolle di sapone si fondono in un tutt’uno sin dal primo momento della loro creazione.

sprigioniamo note a suon di favole

per portare i nostri messaggi

dentro fragili bolle di sapone”

Vincenzo Zitello

Compositore concertista, polistrumentista, innovatore, inizia giovanissimo lo studio della musica alla Scuola Civica di Musica “G.Donizetti” di Sesto S.Giovanni. Primo divulgatore e pioniere dell’arpa celtica in Italia dal 1977,ha frequentato stage d’arpa celtica al “Ti Kendal’h” in Bretagna con Dominig Bouchaud. e Mariannig Larc’hantec, e in Italia con L’arpista Classica Lisetta Paleari a Monza.

Nel 1980 studia con Alan Stivell in Arpa Bardica (Clarsach) e canto Gaelico e Britonnico. Ha accompagnato il poeta Allen Ginsberg in un suo reading.

Compone musica religiosa per il Vaticano dal 1995 al 2000, nel 95 un’”Ave Maria” che presenta dal vivo ad “Eurhope”, a Loreto, alla presenza del Papa Giovanni e nel 2000 una messa per il Giubileo, pubblicata da Famiglia Cristiana.

Ha tenuto Incotri con le classi darpa, al conservatorio di Parma e di Pesaro e Como.

Ha fatto parte della giuria del “prix du Trophée de Harpes Camac al Festival Interceltique de Lorient 2010” e del Festival Internazionale delle Arpe a Salsomaggiore Terme 2010/11/12/13/14, e alla scuola di alto perfezionamento di Saluzzo (Cn) nel 1015/16. E stato direttore artistico del festival D’Arpe di Viggiano (Pz) dal 2007 al 2017 dove ha fondato la rinascita dell’arpa Viggianese. Ha collaborato con: Ivano Fossati, Franco Battiato, Fabrizio De Andre, e Moltissimi altri musicisti partecipando a piu di 110 registrazioni in progetti discografici come “Special Guest”, ha pubblicato 10 album solistici, svolge attività concertistica a livello internazionale. Riconoscimenti: “Premio “Vela D’Argento” a Riva Del Garda 1986 Asciara;Premio alla memoria di Roberto Gritti fondatore degli Zanni, per l’impegno e l’opera svolta a favore della musica popolare tradizionale consegnato al Festival Isola folk Suisio;Arpista Emerito della musica irlandese nell’ambito del concerto “Omaggio a Dereck Bell, a Monza;”Premio Benessere “Per la musica dalla Città di Ischia 2009”; “Riconoscimento CELTICA 2012″ Per l’impegno e l’opera svolta a favore della diffusione dell’Arpa Celtica in Europa;“Riconoscimento Arpa di Viggiano 2011 Comune di Viggiano” per l’impegno e l’opera svolta alla rinascita dell’arpa Viggianese;“Riconoscimento Protagonisti in Musica 2012 comune di Terzo e Acqui Terme” per l’impegno e l’opera svolta a favore della diffusione dell’Arpa Celtica;”Premio “Pavone D’oro Canavese 2012″per l’impegno e l’opera svolta a favore della diffusione dell’Arpa Celtica e della cultura tradizionale;“Riconoscimento alla Musica” 2014 Comune di Serra Mazzoni (M0) ” per l’opera svolta nella diffusione dell’arpa;“Premio “ACOUSTOLOGY 2017″per l’impegno e l’opera svolta a favore della diffusione dell’Arpa Celtica.

La Scuola italiana del Settecento, influssi e identità

Due anime sembrano dar vita all’universo italiano dell’arpa nella seconda metà del XVIII secolo: l’antica tradizione dell’arpa doppia e la novità dell’arpa francese. Si tratta di due differenti approcci strumentali ed estetici destinati a confrontarsi e interagire. A partire dal repertorio noto e dai fondi librari di musica d’arpa formatisi in Italia in quei decenni cercheremo di individuare la sopravvivenza delle specifiche autonomie di questi due filoni, e la loro eventuale fusione in uno stile e una scuola omogenei.

Lorenzo Montenz

Ha iniziato giovanissimo gli studi musicali diplomandosi in arpa con il massimo dei voti e lode al Conservatorio “G. Nicolini di Piacenza” nella classe della prof.ssa A.M. Restani. Ha inoltre conseguito la Laurea in filosofia presso l’Università Statale di Milano con il massimo dei voti e la lode. Come solista ha tenuto recitals nelle sale da concerto e nei teatri delle maggiori città d’Italia esibendosi inoltre in tournée che lo hanno portato a suonare in Grecia, Svizzera, Austria, Polonia, Germania e Inghilterra. Ha inoltre tenuto master-class in Spagna, Grecia e Germania.Tra le numerose orchestre che lo hanno avuto nel loro organico si segnalano l’Orchestra Giovanile Europea, l’Orchestra Giuseppe Verdi di Milano; nel 1998 ha vinto il posto di I arpa solista dell’Orchestra Giovanile Italiana suonando sotto la direzione dei maggiori direttori dei nostri giorni (Carlo M. Giulini, Riccardo Muti, Donato Renzetti, Daniele Gatti, Myung-Wung Chung, Giuseppe Sinopoli e Claudio Abbado). Da diversi anni si dedica all’esecuzione su strumenti storici: si è specializzato nella prassi esecutiva barocca e nella pratica del basso continuo all’arpa presso l’Istituto di Musica Antica della C.S.M. “C. Abbado” di Milano sotto la guida di Mara Galassi e svolge intensa attività di riscoperta del repertorio tardo barocco e galante sia come solista che come continuista. E’ attualmente vicepresidente dell’Associazione italiana dell’arpa.

Monaco benedettino e sacerdote della diocesi di Parma è docente di Antropologia presso l’Istituto Interdiocesano di scienze religiose “S. Ilario” di Parma; si è formato presso la scuola di biblioteconomia e paleografia della Biblioteca Apostolica Vaticana; dal 2002 al 2009 è stato direttore della Biblioteca del Monumento Nazionale di Montecassino ed è attualmente prefetto dell’Archivio storico diocesano di Parma.

La famiglia Petrini: il contributo di una famiglia italiana alla “harpe organisée” nel suo repertorio e tecnica

La famiglia Petrini, di origine italiana, nel corso di tre generazioni nel ‘700 suonò l’arpa tripla (presumibilmente italiana), la Davidsharfe (arpa cromatica tedesca) e, a fine secolo, la nuova arpa con un meccanismo a movimento semplice: la harpe organisée. Recenti ricerche socio-antropologiche hanno portato alla luce nuove informazioni biografiche su tale dinastia di musicisti, che fecero parte nel ‘700 della corte reale tedesca e nei primi anni dell’800 della scena musicale parigina. Una ricerca sui trattati dei Petrini e sul repertorio arpistico evidenzia la loro influenza sulle nuove tecniche emergenti, con particolare attenzione all’innovativo uso dei pedali dell’harpe organisée. La famiglia Petrini verrà usata quindi come “case study” analizzando il passaggio fra le arpe “barocche” e l’arpe “classiche”, gli sviluppi e i cambiamenti degli strumenti, il repertorio, le tecniche e lo stesso contesto culturale dell’arpa.

Maria Christina Cleary

Con l’origine irlandese, Maria Christina Cleary ha studiato pianoforte, arpa a Dublino. Da piccola, era parte del Capriol Consort diretto da Doris Keogh dove seguito un studio inter-disciplinari sulla musica, la danza e il canto rinascimentale. Ha cominciato studiare psicologia a Trinity College Dublin, ma ha lasciato per continuare gli studi musicali al Koninklijk Conservatorium, L’Aia e a Bruxelles con Susanna Mildonian. Nel 2016 ha conseguito un dottorato di ricerca artistica all’università di Leiden, in Olanda. La tese è intitolato “Harpe Organisée, 1720-1840: Rediscovering the lost pedal techniques on harps with a single-action pedal mechanism”. E’ il primo monografia mondiale sulle tecnica dei pedali. Maria è conosciuta per la sua versatilità e abilità nel suonare in maniera diversa musica di differente stile; ha eseguito musica dal ‘200 fino al tempi odierni, usando differenti strumenti per ogni periodo storico. Ha fatto concerti e registrato CD in tutta Europa, Stati Uniti, Australia e Giappone, come solista e in progetti di musica da camera, e si esibisce regolarmente con Davide Monti in Arparla, un duo violino/arpa specializzato nel repertorio dal XVII al XIX secolo. Insegna Arpe Storiche al conservatorio dall’Abaco di Verona e all’Haute Ecole de Musique de Genève.

Le composizioni per arpa di Mario Castelnuovo Tedesco

Nel cinquantenario della morte di Mario Castelnuovo Tedesco ho deciso di avvicinarmi a questo compositore, mio concittadino, purtroppo poco conosciuto per il suo repertorio arpistico e poco eseguito, ma decisamente interessante, che nel lavoro di ricerca delle sue composizioni per arpa, ha saputo appassionarmi molto.

Mario Castelnuovo Tedesco, nato a Firenze da una famiglia di origini ebraiche, si trasferì negli Stati Uniti in seguito alla promulgazione delle leggi raziali. Ѐ conosciuto come uno dei più grandi compositori per chitarra classica del Novecento, grazie alla collaborazione con il celebre chitarrista Andrès Segovia, mentre la sua produzione per arpa è pressoché sconosciuta al pubblico. La sua opera sicuramente più nota è il Concertino op. 93 per arpa e orchestra, dedicato all’arpista Clelia Gatti Aldrovandi. La partitura originale prevedeva, oltre all’arpa, un quartetto d’archi, due clarinetti e un clarinetto basso, ma in seguito fu pubblicata anche una versione per orchestra da camera. Si tratta di un’opera molto interessante in cui l’autore viene influenzato da stili differenti: il primo movimento Moderato quasi Passacaglia, presenta una struttura di stampo barocco, mentre il terzo Finale Spagnuolo è chiaramente influenzato da Ravel. Tuttavia il Concertino non è l’unica composizione per arpa dell’autore. Molto meno noti sono i due Arabesque, inseriti nella raccolta Greeting cards op. 170, il secondo dedicato all’arpista Pearl Chertok, o la Rapsodia per arpa sola. Interessanti anche le composizioni da camera fra cui Three Sephardic Song, per voce media e arpa, una sonata per violoncello ed arpa ed il manoscritto Pam ed Eco, vocalizzo per canto, arpa e flauto, del quale non sono state ancora eseguite pubblicazioni.

Elena Maria Gaia Castini

Nata a Firenze nel 1994, ha iniziato lo studio dell’arpa all’ età di cinque anni sotto la guida della prof.ssa Antonella Mantovani. Nel 2001, a soli sette anni, vince il Primo Premio della sua categoria alla 5° edizione della rassegna musicale “Giovani Arpisti” a Lastra a Signa (Fi). All’età di otto anni entra al conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze, nella classe della prof.ssa Patrizia Pinto, dove si diploma nel 2012 con il massimo dei voti e la lode, a soli diciassette anni. Nel 2013 consegue la maturità linguistica con votazione di 98/100. Successivamente frequenta il Bienno Specialistico in arpa, laureandosi nel febbraio 2016 con il massimo dei voti, lode e menzione d’onore. Nel marzo 2018 consegue il Master di II livello in arpa presso il Conservatorio “A. Boito” di Parma con Emanuela degli Esposti, Laura Papeschi e Marcella Carboni. Ha partecipato a numerosi corsi di perfezionamento tenuti dalla prof.ssa Patrizia Pinto e dalla prof.ssa Susanna Bertuccioli e ha frequentato masterclass con Gabriella Dall’Olio, Emanuela Degli Esposti e Jeuan Jones. Inizia la sua attività concertista fin da giovanissima, sia come solista che in formazioni cameristiche come il Duo Clararpando, con il clarinetto Rocco Elefante e il Trio Phoenix con la flautista Simona Miniati e la violista Camilla Insom. Nel 2015 si esibisce come solista con l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio Cherubini diretta dal M° Paolo Ponziano Ciardi eseguendo il concerto di Mozart K299 per flauto e arpa con il flautista Lorenzo Sanna. Lo stesso concerto è stato eseguito più volte nella riduzione con accompagnamento di quartetto d’archi. Collabora con diverse orchestre della Toscana, come l’orchestra del Carmine di Firenze, l’orchestra filarmonica di Lucca e l’orchestra sinfonica Città di Grosseto. Con l’orchestra filarmonica di Lucca si è esibita nel dicembre 2017 presso la sala d’orata del Musikverein di Vienna. Ha collaborato inoltre con la Southbank Sinfonia di Londra per il Festival di Anghiari 2016, durante il quale ha eseguito Introduction et Allegro di Ravel. Ha partecipato a concorsi e audizioni ottenendo il primo premio al concorso “Firenze Lirica” del 2016 e l’idoneità per l’orchestra giovanile italiana per l’anno 2018. All’attività concertistica affianca anche l’attività di insegnamento. Insegna arpa presso la Scuola “Prima Materia” di S. Quirico in collina, la Scuola di Musica di Greve in Chianti, la Libera Scuola Waldorf di Firenze e la scuola di musica “Il Trillo” di Firenze . Inoltre dal 2016, è insegnante di educazione musicale presso la scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Serve di Maria Addolorata di Firenze.

La musica contemporanea per arpa in Italia

L’ intervento, intitolato “La musica contemporanea per arpa in Italia”, consiste in una descrizione delle opere più rappresentative per arpa sola scritte tra la metà del secolo scorso fino ai nostri giorni. L’intervento è correlato anche dall’ascolto di alcuni brani (registrati e dal vivo) ed è focalizzato sull’attenzione rivolta alle tecniche virtuosistiche, nonché dalla esplicazione della nuova semiografia musicale.

L’intervento è volto a mettere in luce gli elementi di innovazione della scrittura, della tecnica arpistica e delle potenzialità sonore, a volte inaspettate, dello strumento.

Particolare importanza è data dalla presentazione cronologica delle opere che mette in evidenza il percorso musicale della musica contemporanea da metà Novecento ai nostri giorni. In questo ambito verrà presentato anche il CD in prossima uscita della EMA VINCI di Musiche di A. Guarnieri, G. Cappelli e C. A. Grandi per arpa sola ed elettronica scritte e dedicate a Paola Perrucci.

Paola Perrucci

Si è diplomata a 17 anni, con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio di musica di Pesaro, seguendo le orme del padre Mario, compositore e didatta. Successivamente ha conseguito a Roma il perfezionamento presso l’Accademia di S. Cecilia. Nel ’90 si diploma in Musica Corale e Direzione di coro sotto la guida del M° Tito Gotti e studia Analisi e Composizione con il Maestro Cesare Grandi. Nel 1986 ha vinto il concorso per “prima arpa” dell’Orchestra Giovanile Italiana e il Concorso Internazionale di Musica Contemporanea di Udine. E’ stata ospite come solista in rassegne come “Milano Musica”, “Feste Musicali” del Teatro Comunale di Bologna, “Ravenna Festival”, “Teatro dell’Opera” di Roma, “Fondazione Cini” di Venezia , Teatro le “Muse” di Ancona .E’’ prima arpa dell’Orchestra Mozart per la prima esecuzione mondiale di “ Tierkreise” di K. Stochkausen. Ha registrato per R.AI. Tre e per la Radio della Svizzera Italiana. Ha inciso per l’Istituto discografico Italiano un CD dedicato alla parafrasi rossiniane per arpa sola e per la Dinamic un CD di musiche per arpa sola del primo Ottocento francese . Ha partecipato come solista nella rassegna “ Grandi Interpreti” del Teatro Comunale di Bologna per un lavoro in prima esecuzione assoluta del M° Cesare Grandi insieme all’attrice Stefania Rocca. Nel 2015 ha tenuto un concerto solistico di musiche rossiniane per i concerti del Rossini Opera Festival di Pesaro.Paola Perrucci ha unito allo studio del repertorio dell’arpa la ricerca di un potenziale sonoro e virtuosistico inespresso. La sua esplorazione nella musica contemporanea ha sollecitato l’interesse dei più importanti compositori italiani. Sono nati così brani come “Solo di donna” e “Processo a Costanza Monti” entrambi di Adriano Guarnieri e incentrati su temi femminili da lei ideati. A seguito di questi Adriano Guarnieri ha scritto per lei la parte per sette arpe e un solo esecutore nell’opera “Pietra di Diaspro”. Dal 2000 per dieci anni ha suonato in duo con Annamaria Morini incrementando il repertorio contemporaneo per il duo di molte composizioni a loro dedicate. Lo studio del repertorio classico l’ha portata al recupero dei brani soli cistici tra Sette e Ottocento ed eseguiti su strumento d’epoca, e alla riscoperta del ruolo dell’arpa in alternativa al clavicembalo e poi al fortepiano che le ha consentito di sviluppare una tecnica personale molto vicina a quella degli strumenti a tastiera. Ha fondato l’Associazione “ Bochsa” per lo studio e il recupero del repertorio arpistico. Insegna presso il Conservatorio di Bologna. Di prossima uscita un CD di musiche contemporanee di Autori italiani per arpa ed elettronica presso la casa discografica Ema Vinci.

Quando e come iniziare a fare musica? Presentazione della Music Learning Theory di Edwin E. Gordon

Perché i bambini che cominciano a studiare musica dimostrano competenze musicali informali così diverse? questo deriva da un diverso livello attitudinale, dalle esperienze musicali pregresse o dall’unione delle due cose? cos’è l’attitudine musicale, a che età iniziare a studiare musica, quali sono gli aspetti fondamentali della musica da trasmettere ai nostri allievi? Molte risposte a queste domane le ho trovate nella teoria elaborata da Edwin E. Gordon (U.S.A. 1927-2015) e dai suoi collaboratori, ovvero la Music Learning Theory (M.L.T.). Non si tratta di un metodo – un insieme di procedure didattiche – ma un corpus di teorie che fa da base per lo sviluppo di prassi educative musicali. La MLT cerca di spiegare come impariamo mentre impariamo la musica, dimostrando che l’apprendimento della musica avviene in modo analogo a quello della lingua materna. Impariamo a comunicare con la lingua madre grazie a una immersione nell’ascolto fin dalla nascita, all’esperienza del parlato (dall’imitazione di sillabe alla creazione di frasi di senso compiuto) e solo dopo – con l’istruzione scolastica – alla lettura, alla scrittura e infine alla teoria. Allo stesso modo il vocabolario musicale fondamentale deve essere quello ascoltato, e solo successivamente quello letto e scritto. Uno dei concetti fondamentali della M.L.T. è l’Audiation: neologismo coniato da Gordon negli anni ’80, che combina audi (ascolto) e ation (azione). L’Audiation è la capacità di sentire, orientarsi e comprendere interiormente la sintassi musicale mentre la musica non è , non è più, non è ancora, fisicamente presente. Esistono molte pratiche educative musicali fondate sulla MLT, ma in particolare è diventata conosciuta in tutto il mondo per le attività rivolte ai bambini piccolissimi (fin dai primi mesi di vita) in cui, attraverso una guida informale, si attuano prassi educative per sviluppare l’Audiation preparatoria, ossia quelle competenze indispensabili per il futuro sviluppo musicale. Dopo i 6 anni la Guida informale diventa Istruzione formale: con lo sviluppo evolutivo del bambino e l’inizio della scuola primaria è possibile formalizzare le competenze che sono arrivate in modo informale dall’ambiente e dalle attività. Si potrà dunque proseguire con l’utilizzo della voce cantata, del movimento fluido, della coordinazione del respiro e di tutto il corpo con la musica, per sviluppare l’Audiation e, tramite un repertorio di canti e pattern, riconoscere le funzioni armoniche e ritmiche, improvvisare e studiare uno strumento.

Alice Belardini Pini

Consegue nel 2006 il diploma di arpa presso il Conservatorio “Giacomo Puccini” di La Spezia e la laurea in “Cinema, Musica e Teatro” presso l’Università di Pisa e nel 2009 il diploma di II livello presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano sotto la guida della Prof.ssa Lisetta Rossi. Collabora a lungo con l’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala con la quale ha suonato in numerose occasioni, tra cui più volte ai Concerti del Quirinale a Roma, il Festival Monteverdi di Cremona e in più occasioni al Teatro alla Scala sotto la guida del M° David Coleman, e del M° Fabio Luisi. Ha fatto parte di numerose orchestre, tra cui la Junge Sinfonie Berlin, l’Ensemble ‘900 del Conservatorio di Lugano (con il M° Vladimir Aschkenazy e il M° Giorgio Bernasconi), l’Orchestra Filarmonica Italiana, l’Orchestra Filarmonia Veneta e l’Orchestra Sinfonica di Sanremo, l’Orchestra del Festival Pucciniano. Con diverse formazioni cameristiche e orchestrali ha effettuato tournée in Cina, in Brasile, in Germania e in Romania, suonando in sale prestigiose come la Philharmonie di Berlino, e la Guangzhou Opera House. Attualmente è prima arpa dell’Orchestra Archè con la quale suona regolarmente per le stagioni liriche del Teatro Verdi di Pisa.

Ha seguito vari corsi di perfezionamento con importanti arpisti quali Ursula Holliger, Ieuan Jones, Jana Buscova, Alice Giles e Margherita Bassani.A seguito del Diploma di II livello (indirizzo didattico) e dell’abilitazione all’insegnamento presso il Conservatorio “A. Buzzolla” di Adria, vince il concorso nel 2016 per l’insegnamento di arpa nei licei musicali. Attualmente insegna al Liceo “C. Montanari” di Verona. Ha frequentato il Corso di formazione “L’arte di educare alla musica secondo la Music Learning Theory di E. Gordon (Audiation Institute)” presso la scuola di Musica di Fiesole conclusosi nel Maggio 2018.

Arpademia, il ruolo dell’arpa in ambito sanitario e nella sfera del benessere

Da secoli è testimoniata la relazione benefica tra musica e guarigione. Attualmente l’influenza della musica su persone di età e culture diverse è ampiamente documentata. Il suono dell’arpa in particolare muove l’anima e il corpo, grazie alla sua cassa armonica, che amplifica notevolmente le vibrazioni delle corde, in modo tale che la melodia raggiunge il sentire dell’individuo.Infatti le corde dell’arpa vibrando secondo lo stesso principio della voce umana raggiungono il sentire emotivo della persona, creando un benefico effetto interiore, uno stato di calma e di rilassamento.Tutto questo è facilitato dal fenomeno acustico delle onde sonore, create dalla percussione della corde che infondono una condizione di benessere, esercitando un effetto calmante e stimolando un vero e proprio massaggio corporeo. Ecco quindi il benefico risultato della musica anche per i bambini, le donne in gravidanza, i malati terminali, gli anziani e l’influenza positiva sul benessere nel ridurre lo stress e nel migliorare la qualità di vita . L’arpaterapia trova numerose applicazioni con bambini, adulti e anziani, affetti da diversissime patologie e può essere praticata in vari contesti: ospedalieri, olistici, del benessere.

Eleonora Perolini

Si diploma brillantemente in Arpa al Conservatorio G.Verdi di Milano. Prosegue il perfezionamento all’Accademia di Stato di Santa Cecilia. Vincitrice del 1988 Concorso internazionale Orchestre des Jeunes de la Mediterranee, prosegue la carriera concertistica collaborando con Orchestre tra cui la Rai di Milano, Pomeriggi Musicali, Sinfonica del Piemonte, e in duo con flautisti di fama tra cui Severino Gazzelloni, Andras Adorjan e Marlaena Kessick con cui ha collaborato per circa 20 anni effettuando tournée internazionali. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti, è stata membro di Giuria a Concorsi Internazionali tra cui Rovere d’Oro a San Bartolomeo, Giulietta Simionato, ecc. Affianca la carriera concertistica con la didattica e la ricerca sulll’effett della vibrazione della corda sulla persona con metodologia depositata al Ministero della Sanità. E’ dedicataria di brani da autori tra cui Franco Mannino, Caterina Calderoni, Luigi Giachino.

VILLA MEDICI

Villa Medici è un raro esempio di architettura lombarda rimasto intatto nel corso dei secoli. Non si tratta della classica villa isolata al centro di un giardino, ma di una “villa-fattoria” che sviluppa una serie di ali collaterali al corpo principale costituito dalla Villa e dalla Cappella. Intorno al complesso monumentale si estendevano dei terreni in parte agricoli e in parte destinati a vigneto. Le mappe catastali riportano l’indicazione “La Vigna” sulle colline circostanti, in declivio verso il Lambro che era il confine naturale della proprietà. La grande, imponente cantina sottostante la villa è la testimonianza della lavorazione del vino. Nel cortile sono ancora presenti il pozzo antico al quale tutto il paese attingeva acqua nei periodi di siccità. I campi intorno erano pieni di gelsi che consentivano l’allevamento dei bachi da seta e la conseguente lavorazione del prezioso tessuto. Si trattava quindi di una “villa-fattoria” intorno alla quale si estendeva il paese, in una classica ripetizione del mondo feudale.

La cappella consente di dare a Villa Medici una data certa, perché la campana porta incisa la scritta 1643. E’ sacra alla Vergine e conserva la pala da altare originale.

La villa viene costruita nella metà del ‘600 dalla famiglia Attendolo-Bolognini e viene poi acquistata nella metà dell’800 dalla famiglia Medici di Marignano. Diventa nel 1980 di proprietà della famiglia Giulini, che riporta l’edificio al primitivo splendore con un restauro durato circa 10 anni. Alla fine del ‘700 viene chiamato Zuccarelli, che dipinge le sei grandi tempere del Salone del primo piano riprendendo le scene del paesaggio lombardo con interventi illusori di scene fantastiche.

Nella stessa epoca le sale del pianterreno vengono controsoffittate con volte decorate con ornati neoclassici e quindi la villa acquisisce la lievità del barocco, mentre le volte della grande cantina e in genere le parti rustiche conservano il carattere austero tipico del ‘600. Di particolare interesse è la grande cucina con il forno a legna e il pozzo per l’acqua che testimonia la consuetudine del pane fatto in casa.

Sopra la cucina era collocata la stireria con la terrazza coperta in cui venivano stesi i panni, il camino e il braciere antico per i ferri da stiro. Il resto della Villa contiene solo saloni e camere da letto padronali, in quanto i fabbricati intorno erano abitati dai contadini che si occupavano della campagna e dei vigneti.Restano tracce delle scuderie nella corte accanto alla Villa. Le due costruzioni antistanti la villa sono denominate “Cappuccine” ed erano un tempo destinate a biblioteche. Il Teatrino rappresenta il completamento della dimora ed è dedicato in modo particolare alla musica, come dimostra la lira inserita nella facciata. L’interno il palcoscenico sono di legno e la sala ha un’acustica naturale ideale per i concerti, in modo particolare quelli dedicati agli strumenti storici della collezione che ha sede a Villa Medici Giulini. La sala è completata da grande pannello che rappresenta il mito di Orfeo. L’illuminazione notturna rende particolarmente suggestivi i viali intorno al Teatrino in cui la musica viene diffusa.

IL GIARDINO

Il giardino si sviluppa in due zone differenziate. La prima presenta un importante giardino all’italiana disegnato lungo il viale d’accesso con le aiuole di bosso e delimitate dalle carpinate. Lungo il viale si apre il giardino all’italiana.

Oltre il giardino all’italiana si apre il parco all’inglese. Il disegno del giardino all’italiana chiuso dalla cancellata barocca viene ripreso e ampliato nella villa Borromeo a pochi chilometri da Briosco, a Costa Lambro. La villa è costruita da una figlia Attendolo Bolognini a somiglianza della casa paterna. I tre piani della Villa sono collegati da due scale che creano un anello armonioso. Infatti la costruzione sviluppa non due piani, come sembra vista dalla facciata sul giardino, ma tre, perché essendo in collina ha in realtà un secondo pianterreno rivolto verso il paese.

LA COLLEZIONE DI STRUMENTI A TASTIERA NEL SALONE DEL PRIMO PIANO AFFRESCATO DA ZUCCARELLI

La villa contiene una rara e preziosa collezione di strumenti a tastiera. Nel Salone dipinto da Zuccarelli ci sono 5 strumenti. Due sono costruiti da Johann Schanz e si collegano strettamente al mondo di Haydn in quanto esiste nel Museo di Vienna uno strumento di Wenzel Schanz, fratello di Johann certamente appartenuto a Haydn, come testimonia una lettera del compositore. La lettera è a Londra nella collezione di Alan Rubin ed è citata dal musicologo inglese Robin London in una biografia su Haydn. I due strumenti sono databili 1790 il più piccolo e 1810 circa il più grande. Sono in mogano, ornati da bronzi dorati che testimoniano l’importanza dei committenti. Il costruttore nasce a Praga e lavora a Vienna.

Gli strumenti conservati della sua bottega sono pochissimi e comunque non così ricchi di ornamenti. Il più piccolo ha i pedali a ginocchiera, cioè azionati dalla pressione delle ginocchia, mentre il più grande ha 5 pedali che corrispondono alla maggiore ricerca timbrica, che già all’epoca richiedeva variazioni di sonorità.

Il grande Schanz apparteneva al Principe Baciocchi, marito di Elisa Bonaparte. Era nella villa La Quiete vicino a Bologna, che fu distrutta dalla guerra.

Il Principe Baciocchi era un buon violinista e perciò ordinò a Vienna a Schanz uno strumento importante per accompagnarlo nelle sue serate.

Nella sala c’è un Pleyel di grande interesse storico, perché è coevo a quello della casa di Chopin a Parigi. Porta infatti il N….7265. con soli due numeri di differenza con quello di Chopin, che ha il N..7267. L’anno di costruzione è il 1839, lo strumento è in mogano, fu probabilmente suonato dallo stesso Chopin che spesso suonava alla Salle Pleyel, da cui proviene questo fortepiano. Chopin era amico di Ignace Pleyel, il costruttore sopraccitato, e del figlio Camille, compositore. Dedica a Mme Camille Pleyel il Notturno N. 1. Gli altri due strumenti del Salone sono di una straordinaria importanza storica e sono ambedue firmati. Uno è di Anton Walter, l’altro è di Ludwig Hellen. Nella casa di Mozart a Salisburgo è custodito un Anton Walter sul quale sono stati incisi moltissimi dischi. Esistono al mondo circa 15 strumenti, tutti nei musei. Questo è in radica di noce, con tastiera di ebano, i pedali a ginocchiera.

Lo strumento è eccezionale per lo stato di conservazione in quanto era custodito in un convento di monache ed è perciò rimasto intatto. L’altro fortepiano di Hellen è similare a quello dello stesso costruttore che è a Berlino nel Museo della Filarmonica. E’ datato 1763, è in noce con tastiera in ebano e pedali a ginocchiera..

E’ rarissimo in quanto si tratta di un clavicembalo a martelletti, cioè la struttura dello strumento, lo spessore della tavola armonica dipinta hanno tutte le caratteristiche del cembalo, mentre la tecnica dei martelletti lo fa avvicinare alle caratteristiche dei fortepiani. Il suono è rarissimo e certamente sconosciuto.

Per tutti gli strumenti è stato fatto un restauro conservativo che ha consentito di ridare a tutti la voce originale. Il tempo di restauro è circa di un anno per ogni strumento.

IL SALONE NEOCLASSICO DEL PIANTERRENO

Nel Salone Neoclassico del pianterreno ci sono due fortepiani di un altro grande maestro dell’800 viennese: Conrad Graf. Nella casa di Beethoven a Bonn è conservato uno strumento di Graf. Era il costruttore preferito dell’Imperatore, che gli mise a disposizione una sala da ballo vicino a Vienna. I due strumenti hanno 5 pedali, uno dei quali è il pedale detto delle “turcherie”. Il nome deriva dalla vicinanza con l’impero ottomano e dalla conoscenza che avevano quindi i viennesi delle consuetudini del caravanserraglio. La collezione comprende anche organi e clavicembali, cioè le diverse tastiere dalle quali si sviluppa poi il pianismo moderno.

La villa ha le condizioni climatiche ideali per la conservazione degli strumenti.

L’acustica inoltre è bellissima, in particolare quella del Teatrino e del Salone dello Zuccarelli, che è spesso sede di registrazione di dischi.

Fernanda Giulini

Il collezionismo nel mondo dell’arte è stato sempre presente nella mia famiglia, insieme all’amore per la musica e il binomio “arte e musica” mi ha accompagnato per tutta la vita. Negli stessi anni frequentavo all’Università Statale i corsi sull’Impressionismo e l’arte moderna con Anna Maria Brizio, ottenendo il massimo dei voti e la lode, e davo gli esami di armonia e storia della musica al Conservatorio di Milano, in preparazione al diploma in pianoforte, avendo come insegnante Bruno Canino, con il quale ho poi proseguito gli studi di perfezionamento dopo il diploma. Il primo collezionismo è stato legato all’arte e in modo particolare alla pittura, con una scelta precisa di epoche classiche. Accanto ai quadri mi interessavano i disegni, i bronzi dorati, gli argenti e in modo particolare i tappeti, passione che mi veniva da mia madre, nata in Egitto dove non era pensabile muoversi su pavimenti senza tappeti. Ho un grande difetto che si usa chiamare “perfezionismo” e non potevo concepire di lavorare e suonare al tempo stesso. Come conseguenza per alcuni anni ho chiuso il pianoforte perché non potevo avere quella splendida libertà di tempo che richiede la musica. Infatti per studiare un brano di musica è necessaria una grande concentrazione ed è come per un atleta affrontare una gara importante in cui deve dare il meglio di se stesso. Sono stati comunque anni bellissimi in cui, pur non suonando, avevo il privilegio di potere viaggiare molto ascoltando musica nei teatri più belli in giro per il mondo. A un certo punto però è intervenuta la grande crisi tipica dei musicisti: non volevo solo andare a teatro ed essere quindi al posto di uno spettatore, ma volevo suonare, come avevo sempre fatto. Ho cercato il Maestro Canino che all’inizio mi ha spiegato con molto senso dell’umorismo che mi aveva preparato per dare lezioni e poi, forse commosso dalla mia testardaggine, mi ha affidato a una giovane artista con la quale ho ricominciato a studiare, con umiltà e pazienza, e quindi ad eseguire musica. A questo punto si innesta la collezione di strumenti: negli anni dei primi studi avevo l’abitudine di investire sempre in opere d’arte quello che ricevevo dalla mia famiglia per le piccole spese e fu così che, accanto ai quadri, acquistai le prime spinette dipinte, attirata dagli oggetti d’arte e non solo dagli strumenti musicali, in quanto si trattava di oggetti muti. Negli anni ai quali accennavo prima era stata acquistata anche Villa Medici, a Briosco, che si presentava come una scatola vuota, ideale quindi per accogliere una collezione, e con un salone dipinto da Zuccarelli che aveva una magnifica acustica. Una sera avevo ospite Claudio Scimone e con lui ebbi la conferma che il suono della sala era di straordinaria bellezza. Nella sala c’era già un cembalo spagnolo firmato Fernandez Santos, Valladolid, 1728, decorato a chinoiserie in lacca Coromandel. Il suono del cembalo risultava naturalmente amplificato dalla sala, ma senza nessuna eco. Il cembalo era appoggiato su un tappeto Aubusson coevo e ancora una volta l’arte e la musica creavano un connubio perfetto. Devo confessare che tutte le acquisizioni di strumenti musicali sono state dettate da una scelta estetica che è stata poi sempre premiata perché alla bellezza dello strumento musicale, inteso come oggetto d’arte, ha corrisposto dopo il restauro la bellezza del suono dello strumento. Mi sono spesso chiesta il motivo ed è semplice: gli strumenti erano quasi sempre costruiti per committenti molto importanti e adornavano le sale di palazzi principeschi. I costruttori erano quindi i migliori del loro tempo ed è normale che il suono fosse bellissimo. Vorrei ricordare il cembalo con lo stemma Ottoboni, dipinto da Luca Giordano con La fuga in Egitto in barca e il cembalo Boccalari con La caccia di Diana, ripresa dall’opera omonima di Domenichino, ora a Galleria Borghese. Via via che acquistavo gli strumenti – in prevalenza a tastiera – mi interessava lo sviluppo del suono attraverso il tempo e quindi dai cembali mi spostavo ai fortepiani della fine del Settecento e del primo Ottocento. Quando entrarono a far parte della collezione i due Anton Walter – il costruttore fu il prediletto di Mozart – fui affascinata dalla bellezza dei mobili e dalla qualità degli intarsi in bois de rose. La stessa cosa mi è successa con il fortepiano di Johann Schanz in mogano e bronzi dorati, appartenuto a Felice Baciocchi. La storia è infinita ed ebbe una riconferma quando fui invitata in una bella villa sul lago di Como per vedere un fortepiano a tavolo. Nella stessa sala c’era un’arpa di eleganza assoluta e fu così che iniziai a collezionare arpe perché erano meravigliosi oggetti d’arte. La stessa cosa mi è successa per i salteri e per i mandolini, per non parlare degli organi che sono monumenti di musica e di bellezza. A Villa Medici Giulini oggi c’è una parte ricettiva, adiacente alla villa privata, dove si svolgono regolarmente master classes di pianoforte e in genere di strumenti musicali, con utilizzo da parte dei giovani degli strumenti storici. Sono lieta di poter offrire ai giovani musicisti l’esperienza del confronto di un’esecuzione sullo strumento moderno e su quello storico, senza mai negare la bellezza degli strumenti del nostro tempo. Alle volte gli stessi giovani delle master classes suonano in concerti pubblici e gli strumenti sono offerti regolarmente alle società che organizzano i diversi cicli di concerti, dal Teatro alla Scala ai Conservatori che li richiedono per scopi didattici. Tutti gli strumenti hanno suonato per la prima volta dopo il restauro a Milano, al Museo Poldi Pezzoli, in concerti pubblici che aiutano ad approfondire la conoscenza del suono originale degli strumenti utilizzati dai grandi compositori. Villa Medici Giulini ha un’attività editoriale e la collana si intitola Alla ricerca dei suoni perduti, come il catalogo bilingue – italiano e inglese – redatto dall’illustre musicologo John Henry van der Meer, che ha schedato gli strumenti della collezione. Per ogni scheda lo studio della parte artistica è stato fatto da studiosi quali Carlo Bertelli, Fernando Mazzocca e Daniela Di Castro. Per la stessa collana sono stati pubblicate quattro appendici al catalogo:Schanz lo strumento dei Principi, Note di valzer nel mondo viennese, Chopin e il suono di Pleyel, Liszt e il suono di Erard, premiato a Parigi con le Prix du beau livre nell’ambito del Prix des Muses. Si tratta di volumi nei quali la storia dell’arte e la musica si integrano per dare un’immagine il più possibile completa della compenetrazione delle due discipline. Quando si ha il privilegio di poter usufruire di dimore storiche quali Villa Medici Giulini è giusto offrire agli altri la possibilità di percepire l’emozione della sintesi di arte e di musica. Faccio parte del consiglio nazionale di A.I.R.C. e Villa Medici Giulini è stata spesso luogo di serate dedicate alla ricerca fondi. Sono Presidente dell’Ente per le Ville Versiliesi, che opera dal 1987 a tutela delle realtà architettoniche e paesaggistiche della Versilia storica, illustrate in varie pubblicazioni a cura dell’Ente. Faccio parte del consiglio di amministrazione dei Pomeriggi Musicali in rappresentanza del Comune di Milano. Sono membro del Comitato permanente per la Maison d’Italie a Parigi e sono socio fondatore di Milano per la Scala. Ho ricevuto il premio Montblanc de la Culture, per l’attività svolta nelle master classes a Villa Medici Giulini, con utilizzo da parte dei giovani degli strumenti storici che consentono un arricchimento culturale e interpretativo. Ho ricevuto nel 2008 il Premio Donna di Assami, una vita per la musica. Sono amministratore unico di Villa Medici Giulini e faccio parte dell’Associazione Dimore Storiche Italiane.

 

PENSIERI SULLA NASCITA DI UNA COLLEZIONE DI ARPE

Preparavo gli esami di teoria e solfeggio – prima di dare l’esame di quinto anno di pianoforte al Conservatorio di Milano – e la mia insegnante si chiamava Anita Terribili. La lezione si svolgeva al pianoforte, ma in realtà passavo tutto il tempo in estasi davanti all’arpa che era vicino al pianoforte. Avevo 12 o 13 anni e, dopo quelle prime sensazioni, il fascino dell’arpa mi ha accompagnato tutta la vita. Quando poi ho cominciato a interessarmi agli strumenti storici mi è accaduto un altro fatto particolare che è stato come il seguito di quel primo entusiasmo giovanile. Mi trovavo sul lago di Como in una bella dimora di amici che avevano deciso di cambiare casa. Mi offrivano un fortepiano a tavolo viennese di fattura molto elegante. Il fortepiano si trovava in una sala di musica e nella stessa sala vi era una splendida arpa decorata con delle Cariatidi. Nel tentativo di provare il fortepiano il coperchio ha corso il rischio di cadere e quindi ho pensato che il destino fosse contrario all’acquisto. Tutta la mia attenzione andava verso l’arpa e – con grande stupore della proprietaria – chiesi di acquistarla, abbandonando il fortepiano che era stato l’oggetto della visita. Questa é stata la prima arpa che ho acquistato: è una bellissima arpa Erard che si è rivelata uno strumento con un suono bellissimo. Le altre acquisizioni sono state rapidissime, sulla scia dell’entusiasmo della prima.



Questo articolo é stato pubblicato da
Redazione Redazione di IN CHORDIS, la rivista online dell'Associazione Italiana dell'Arpa.