Discografia

“Originals” del Duo ClaroScuro

 

Introduzione a “Originals” il primo progetto discografico del Duo ClaroScuro

Morgana Rudan e Roberto Guarnieri

Nel febbraio del 2024 il Duo ClaroScuro ha esordito con la sua prima pubblicazione discografica: “Originals: Contemporary Music for Harp and Guitar”, un CD edito dall’etichetta Da Vinci Publishing e dedicato al repertorio originale per questo ensemble ad opera di autori dei nostri giorni provenienti da tutti gli angoli del mondo. In linea con il lavoro del Duo, che dal 2018 si dedica esclusivamente a composizioni originali scritte per questo ensemble, l’incisione vuole offrire un’istantanea del panorama moderno di questo repertorio; pregiandosi anche di due prime incisioni assolute. Il Duo è in contatto diretto con molti dei compositori proposti nel disco, ed essi stessi ne seguono e promuovono le attività. Il linguaggio compositivo è radicato nella tonalità e si articola fondendo forme della tradizione colta ad elementi di natura popolare, con risultati di decisa gradevolezza musicale. Gli interpreti hanno posto grande attenzione al gioco cameristico che l’accostamento di arpa e chitarra offre, scegliendo di volta in volta come sottolineare o nascondere la differenza timbrica che distingue questi due strumenti a pizzico.

Nuove prospettive per l’arpa e la chitarra di Renzo Cresti

L’arpa e la chitarra hanno la qualità di sposarsi perfettamente per le molte somiglianze di due strumenti che appartengono entrambi alla famiglia delle corde pizzicate. Se l’intesa tra i musicisti è buona, i due strumenti possono sembrare uno solo; come avviene nel Duo formato da Morgana Rudan e Roberto Guarnieri, che riesce ad unire i suoni tanto da fonderli spesso in un amalgama timbrico perfettamente realizzato.

A parte l’arpista Nicanor Zabaleta e il chitarrista Narciso Yepes, pochi sono stati gli esecutori che si sono dedicati a questa formazione, come pochi sono stati i compositori che hanno scritto per questo ensemble e la cosa appare strana perché è un duo ricco di possibilità d’intrecci e sfumature.

Il Duo ClaroScuro si è formato nel 2018, e in soli quattro anni è già riuscito a stimolare molti compositori a scrivere per questo ensemble e altri se ne aggiungeranno sicuramente: questo organico offre infatti numerose opportunità di creare un caleidoscopio di colori, ora eterei e chiari, ora velati e cenerini, comunque sempre ricchi di nuance. Anche il fraseggio è modellato con flessibilità, realizzando andamenti arabescati e sospesi, o ritmicamente intensi.

Le musiche presentate in questo CD sono originali, scritte appositamente per questa coppia di strumenti da autori viventi, provenienti da vari Paesi americani ed europei. Brani differenti fra loro, ma tutti molto freschi, cantabili, con alcuni accenni popolareggianti. Il fatto che le composizioni siano diverse fra loro richiede agli interpreti massima attenzione a immergersi profondamente nei vari stili, cosa che Rudan e Guarnieri fanno in maniera egregia, con lievità.

Si fa riferimento a forme tradizionali, nate già libere come la Fantasia, l’Arabesco, il Preludio, intese come archetipi formali e affrontate in modo rapsodico, ben costruite e ben eseguite. Il ritmo è generalmente piano e l’ambito armonico è tonaleggiante. Formalmente ogni pezzo è ben equilibrato e i rapporti fra i due strumenti sono affrontati con raffinatezza.

Il sound, il risultato sonoro complessivo è gradevolissimo. Si apprezza la bravura e l’attenzione emotiva che i due strumentisti esprimono con partecipazione. Questo CD è un passo importante non solo per il Duo Rudan-Guarnieri, ma per la musica per arpa e chitarra in generale e per la musica da camera, che si arricchisce di prospettive nuove. Un plauso alla bravura e alla sensibilità dei due bravissimi interpreti.

Guida all’ascolto di Chiara Bertoglio

Il duo arpa e chitarra, prima del Novecento, è di rara frequentazione nel panorama cameristico; gli esempi di composizioni ad esso destinate sono principalmente trascrizioni (per esempio dal duo chitarra e fortepiano). È grazie al leggendario duo Zabaleta/Yepes che i riflettori vengono puntati su questa insolita formazione; i due musicisti proposero sia ulteriori trascrizioni, sia, soprattutto, musiche nuove commissionate direttamente ad autori contemporanei, che esplorano e valorizzano le caratteristiche di questo duo nell’unione sonora di due strumenti a pizzico. L’esempio più notevole è la Fantasia di Xavier Montsalvatge, brano iconico commissionato dal duo Zabaleta/Yepes, in cui, accanto all’aspetto virtuosistico, spicca la ricerca timbrica e di effetti.

A partire dagli anni Ottanta del Novecento, periodo in cui sono attivi Zabaleta e Yepes, nasce perciò il repertorio propriamente detto per il duo chitarra e arpa; in certi casi si tratta di composizioni molto sperimentali, in altri, come nel programma di questo CD, di brani che, pur appartenendo pienamente alla modernità, si propongono tuttavia con uno stile immediatamente comunicativo. Questo risultato è ottenuto tramite l’uso di elementi come forme di danza o descrittivismo più o meno spiccato.

Quasi tutti i compositori rappresentati in questo CD sono chitarristi per formazione; alcuni di loro si sono intensamente dedicati all’ampliamento del repertorio cameristico con chitarra; fra di essi, si può considerare Marchelie tra i capifila di coloro che stanno arricchendo il repertorio del duo arpa e chitarra. Il linguaggio praticato dai compositori registrati in questo disco è piano, senza grandi sperimentalismi, con un uso libero, ma radicato, degli stilemi tonali.

In generale, nel repertorio per arpa e chitarra si nota da parte di quasi tutti i compositori (da quelli più sperimentali a quelli più attratti dalla tradizione) l’alternarsi di due opposte tendenze dal punto di vista timbrico. Da un lato, infatti, vi è il desiderio di mischiare i timbri dei due strumenti, quasi confondendo l’ascoltatore che non sempre viene messo in grado di distinguere la provenienza di un suono. Si viene a creare un amalgama sonoro che mira a creare quasi uno strumento unico, e questa tendenza può essere enfatizzata nell’esecuzione, come avviene nel caso di questo CD, anche grazie a una presa di suono molto ravvicinata. Per contro, sia le composizioni sia le interpretazioni possono scegliere di sottolineare le differenze fra i due timbri, sfruttando appieno l’alone di suono dell’arpa e il suono più pungente della chitarra. La complessità dell’interazione fra gli strumenti è aumentata dalla somiglianza e diversità dell’attacco del loro suono pizzicato: nei passaggi all’unisono o in omofonia, questo aspetto costituisce una sfida affascinante dal punto di vista cameristico.

Nei brani di Marchelie spicca il notevole uso dei moduli, elemento che torna, sempre differenziandosi, in tutte le sue composizioni. In Le bal des Sirènes et des Naïades troviamo un esempio di scrittura con intento descrittivo. Vi sono momenti di danza frenetica, un forte impulso ritmico, aperture e chiusure improvvise, con gesti bruschi che conducono da una sezione all’altra.

La Suite Logique, nome ironico che fa riferimento al suo essere composta da un preludio, interludio e postludio, fa ampio uso di una scrittura modulare, con temi che emergono da disegni ritmicamente più fitti. Più semplice è il movimento centrale, in cui arpa e chitarra si alternano nel ruolo di accompagnamento di un tema molto gradevole e cantabile. Nella suite troviamo infatti la presenza frequente di elementi enunciati a stretto giro dai due strumenti.

La composizione di Pereira è la più corposa fra quelle presenti in questo album, anche per quanto concerne l’impegno tecnico dei due esecutori. Pereira stesso è infatti attivo come compositore e interprete e conosce dal di dentro le sfumature della tecnica chitarristica. In tre movimenti, con una ripresa finale, il brano si apre con un movimento dal carattere molto piano e moderato, con un ricco accompagnamento di arpeggi che presentano solo piccole variazioni nei moduli armonici. I due strumenti si alternano nei ruoli di accompagnamento ed esposizione della melodia. Nel secondo movimento cambia completamente il carattere, che diviene molto ritmico ed energico, con notevoli richieste dal punto di vista tecnico. Il terzo movimento musicale gioca sull’unione dei due timbri, con una melodia piana e malinconica esposta all’unisono dagli strumenti: entrambi cantano e accompagnano allo stesso tempo, con una scelta compositiva unica nel repertorio. Alla fine del terzo movimento vi è un piccolo momento cadenzale, che riprende il carattere del primo movimento; ritorna poi il Vivo del secondo movimento, e si sfocia in una chiusura ritmica con una stretta finale in una Coda che esaspera l’elemento ritmico.

Dal punto di vista del contenuto affettivo ed emotivo, i brani di Tisserand sono particolarmente affascinanti e profondi, con una ricerca estetica notevole e una scrittura molto rifinita. Sono evidenti qui i riferimenti a ritmi o elementi della musica popolare e della danza, con controtempi e ritmi spiccati. La formazione chitarristica dell’autore è evidente fin dal momento solistico dedicato alla chitarra in apertura del brano, che imprime un carattere malinconico al primo movimento. Troviamo qui un modulo di accompagnamento proposto dalla chitarra e poi trasfigurato dall’arpa; emergono dagli arpeggi della chitarra le note più marcate, mentre l’arpa ne riprende il modulo con accordi; abbondano le fioriture degli elementi melodici, le variazioni, la sovrapposizione di ritmi diversi. Questo movimento è legato al terzo sia nell’armonia sia nella ricerca del linguaggio, in una sorta di malinconico flamenco. Il secondo movimento costituisce quindi uno stacco netto, decisamente più allegro, ritmico e martellante, con coppie di note ripetute in un effetto pressante, con un carattere giocoso e scherzoso.

Sidney è un altro chitarrista, di origini statunitensi, ma residente a Firenze da molti anni. Musicista eclettico, si è cimentato non solo con la musica classica, ma anche con altri generi e, da chitarrista, si è sempre interessato molto all’arpa e al suo mondo. Il suo brano ha un carattere fortemente programmatico, descrivendo l’elemento naturale delle cascate in una storia ambientata nella Cina delle leggende. La realizzazione musicale rispecchia la vicenda con un ampio uso di orientalismi ed esotismi, abbondanti scale pentatoniche e aspetti melodici che suonano all’orecchio occidentale come un riferimento alla musica cinese. Grazie alle semicrome e ai ritmi veloci viene evocato lo scorrere dell’acqua. Si tratta di una composizione quasi “cinematografica”, con l’uso del fade-in e del fade-out, ma anche di “cambi di scena” tra una sezione e l’altra; con evocazioni sonore delle onde, delle tempeste e della risacca. Il modello per alcune idee compositive è tratto da celebri raffigurazioni musicali dell’acqua; ma sono presenti anche allusioni all’Irlanda, motivate dalla storia narrata. Come scrive il compositore: “Questa è la storia musicale di un dipinto ad acquerello di una cascata cinese, che, racchiuso in una bottiglia, ha viaggiato dalla Cina per fiumi e mari per essere ritrovato molti anni dopo da due amanti sulle coste dell’Irlanda”.

Fra questi compositori, Lewis è l’unico che non è chitarrista di formazione ed è soprattutto interessato al mondo dell’arpa. I tre momenti musicali della sua composizione descrivono dei caratteri; il primo mantiene la promessa di “ipnotizzare” con il suo accompagnamento ondeggiante, le sue armonie scivolose, l’andamento tendenzialmente piano, con il momento centrale a fare da unico stacco nel dialogo fra gli strumenti. In Mystique la scrittura è molto diversa, con nuvole di suono e una ricerca armonica e timbrica molto spiccata, da cui emergono fioriture dei due strumenti e momenti magici, sospesi e indefiniti. Énigmatique, l’ultimo movimento, molto ritmico in 7/8, ironico e brillante, prevede un susseguirsi di sezioni punteggiate da improvvisi glissando dell’arpa.

Anche Pujol è chitarrista e compositore; la sua suite si basa su un Preludio e tre momenti di danza legati alla tradizione argentina cui appartiene. Il Preludio ha un carattere misterioso e funge da chitarra in apertura del brano, che imprime un carattere malinconico al primo movimento. Troviamo qui un modulo di accompagnamento proposto dalla chitarra e poi trasfigurato dall’arpa; emergono dagli arpeggi della chitarra le note più marcate, mentre l’arpa ne riprende il modulo con accordi; abbondano le fioriture degli elementi melodici, le variazioni, la sovrapposizione di ritmi diversi. Questo movimento è legato al terzo sia nell’armonia sia nella ricerca del linguaggio, in una sorta di malinconico flamenco. Il secondo movimento costituisce quindi uno stacco netto, decisamente più allegro, ritmico e martellante, con coppie di note ripetute in un effetto pressante, con un carattere giocoso e scherzoso.

Ouverture; il secondo movimento è un valzer leggero e cantabile con un momento centrale più incalzante; il terzo movimento è un tango, trascinante, con gioco di effetti tra gli strumenti e un acco ouverture; il secondo movimento è un valzer leggero e cantabile con un momento centrale più incalzante; il terzo movimento è un tango, trascinante, con gioco di effetti tra gli strumenti e un accompagnamento étouffé dell’arpa, rimbalzato e ironico. Dopo un crescendo che improvvisamente si arresta nel silenzio e una sezione centrale più cantabile, riparte il tango. Si chiude con il Candombe, danza che accorpa influenze sudamericane e africane con un ritmo molto instabile ed energico; dopo una cadenza della chitarra, piana e cantabile, si riprende velocità e torna l’accompagnamento ritmico e vivace della prima parte a contornare la melodia di Candombe fino alla stretta finale. È qui che si colloca la “magia” della suite, come spiega Pujol: “Suite Mágica è un’opera in quattro movimenti, composta a partire dal materiale sonoro di una frase musicale che mi si è presentata “magicamente”, quasi senza pensarci, e che ho subito deciso di analizzare e sviscerare per costruire il resto dell’opera. La frase in questione è il solo della chitarra che si trova nel quarto movimento, il Candombe”.

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“Candombe” from “Suite Màgica” by Màximo Diego Pujol
https://www.youtube.com/watch?v=jxYWPK7h2dk

“Interlude” from “Suite Logique” by Érik Marchelie
https://www.youtube.com/watch?v=zTxbKepnArk


Questo articolo é stato pubblicato da
Redazione Redazione di IN CHORDIS, la rivista online dell'Associazione Italiana dell'Arpa.