Arpa celtica

L’insegnamento dell’arpa celtica in Italia

L’insegnamento dell’arpa celtica in Italia

di Antonella Zucchetti

Buongiorno, finalmente un’associazione italiana dedicata ad uno strumento poco “riconosciuto” in Italia: l’arpa! Penso sia una grande opportunità poter avere visibilità e un riferimento a livello di informazione. Vi scrivo per poter dare il mio contributo relativamente all’argomento “insegnamento dell’arpa celtica”. Ho studiato arpa classica al Conservatorio di Firenze, mi sono diplomata nel 1994, e poi il buio (mancanza di lavoro sicuro, di certezze ecc…). Nel 2002 ho conosciuto Enrico Euron al Conservatorio “A. Steffani” di Castelfranco Veneto, dove ho potuto assistere ad una delle sue conferenze dedicate alla storia e alla tecnica dell’arpa celtica. Così mi sono avvicinata a questo strumento, ho seguito il suo corso annuale proposto sempre al Conservatorio “A. Steffani” ed ho cominciato ad esplorare questo nuovo “mondo”. E sì, è proprio un’altra realtà e di questo bisogna essere coscienti noi arpiste classiche… E non si tratta, come spesso succede di stabilire, giudicare, quale dei due strumenti sia “superiore” o più difficile, ma semplicemente di riconoscere ad ognuno dei due strumenti la propria identità. Essere quindi consapevoli che imparare a suonare l’arpa celtica è sicuramente più semplice e alla portata (pensiamo solo al discorso economico o al trasporto ma anche a certi repertori…), ma suonarla bene è un’altra cosa! Occorre innanzi tutto fare una distinzione: parliamo di arpa celtica utilizzata come strumento propedeutico all’arpa classica e quindi con il suo repertorio (Andrès, i classici…), parliamo di arpa celtica utilizzata come espressione delle “nuove” sonorità, sintetizzo con un termine forse troppo generico “New Age”, oppure parliamo di arpa celtica con il suo repertorio tradizionale (Scozia, Irlanda, Bretagna)? E qui arriva il nocciolo della questione…Per quanto riguarda la prima ipotesi, cioè l’arpa celtica utilizzata come strumento propedeutico all’arpa classica, in Italia siamo sicuramente ad un buon livello, visto la schiera di brave arpiste classiche insegnanti. Rispetto però agli altri due generi citati il problema è ben più ampio…Non parlo del genere “New Age”, che poco conosco, ma vorrei dire qualcosa a proposito del genere tradizionale. Il repertorio c’è ed è piuttosto recente (non dimentichiamo, infatti, che il repertorio tradizionale si trasmetteva oralmente). Bisogna però riconoscere le buone trascrizioni o meglio ancora, dopo aver “ritrovato” la melodia originale, come si usa nella comune prassi tradizionale, aggiungere gli abbellimenti, creare il proprio accompagnamento, affidare poi eventualmente le diverse voci ai diversi strumenti, magari improvvisare… Quanta ricchezza è? A quante di noi arpiste classiche, oltre all’articolazione al polso, anni su Walchiria e Iris, anni su Concerto di Haendel, studi Posse ecc. hanno mai insegnato tutto ciò? Scusate il tono polemico, ma occorre evidenziare le problematiche di ogni realtà per poter costruire qualcosa… E purtroppo non possiamo certo nascondere che i programmi ministeriali del conservatorio sono un po’ datati… Ritorniamo al discorso iniziale, è meglio…. Dicevo che il repertorio c’è, e le insegnanti? Mi sembra a questo punto inutile dover dire che, se interessa studiare il repertorio tradizionale, è indispensabile un’insegnante che conosca questo genere e quindi non un’arpista che abbia affrontato solo il repertorio tipico per l’arpa classica, quindi quello proposto nei conservatori italiani. Tutto questo però l’ha già ampiamente spiegato il maestro Euron con il suo articolo sull’arpa celtica. In Italia ci sono alcuni bravi arpisti tradizionali che possono insegnare bene questo strumento. Io posso parlare proprio di Enrico Euron, colui che mi ha fatto avvicinare all’arpa celtica e che conosce bene la storia, la tecnica, l’improvvisazione, le tecniche di composizione, insomma tutto ciò che riguarda questo strumento. Il maestro Euron, dopo aver tenuto un corso annuale al Conservatorio Steffani, ha istituito, udite udite…, l’unico in Italia, DIPLOMA ACCADEMICO di II LIVELLO in arpa celtica (genere tradizionale colto e popolare). Purtroppo, nonostante le varie insistenze di noi arpiste che abbiamo frequentato, questa splendida iniziativa (e cioè l’insegnamento dell’arpa celtica in conservatorio), non si è estesa, come sarebbe stato necessario al corso tradizionale (9 anni), o al triennio. Ecco l’equivoco…La maggior parte delle persone che si avvicinano all’arpa celtica, infatti, come abbiamo già detto precedentemente, lo fanno o come percorso propedeutico rispetto all’arpa classica, e si tratta per la maggior parte di bambini o ragazzi, o per studiare il repertorio tradizionale, e in questo caso si tratta di adulti ma pochi sono già diplomati…Per accedere al biennio di II livello occorre, come sappiamo, o il diploma tradizionale o il triennio. Così, quando finalmente si poteva vantare, anche in Italia, la possibilità di studiare arpa celtica in un Conservatorio, dobbiamo ricominciare da capo… Infatti oltre a non aver esteso l’insegnamento dell’arpa celtica al corso tradizionale o al triennio, anche il biennio è stato momentaneamente sospeso, perché per poterlo attivare servono un certo numero di iscrizioni.…Quindi se pensiamo che possa essere importante che questo strumento debba far parte degli insegnamenti nei Conservatori, facciamo qualcosa…Vi allego un articolo che abbiamo scritto tempo fa io e Sara Girardello (una mia collega), per pubblicizzare questo corso nella speranza che così si possa sensibilizzare l’opinione e favorire l’insegnamento di questo strumento nei conservatori italiani.

Grazie, a presto, Antonella Zucchetti.

Si è concluso a Marzo 2008, presso il Conservatorio Statale di Musica “A. Steffani” di Castelfranco Veneto, il Biennio Sperimentale di II Livello in Arpa Celtica, l’unico corso attivato per questo particolare strumento in un Conservatorio Italiano.

Il corso, tenuto dal M° Enrico Euron, ha visto impegnate cinque arpiste, tutte provenienti dal mondo dell’arpa classica: Simona Bertini, Daria Bolcati, Sara Girardello, Ghergana Ivanova e Antonella Zucchetti.

Questo biennio di specializzazione ha rappresentato una preziosa opportunità di approfondimento del repertorio tradizionale delle aree celtiche (Irlanda, Scozia, Bretagna, Galles) attraverso lo studio e l’analisi delle principali forme compositive: jigs, slow airs, reels, hornpipes, marce.

Particolare attenzione è stata riservata al patrimonio musicale di Turlough O’ Carolan, principale esponente della musica tradizionale irlandese per arpa, di cui sono state ripercorse ed analizzate vita ed opere, mettendo in evidenza il suo legame con la musica barocca italiana.

Tra le materie teoriche del corso è stato previsto anche lo studio della letteratura irlandese, facendo riferimento soprattutto alla letteratura mitologica ed al suo profondo legame con l’arpa celtica.

Ampio spazio è stato dato alla musica d’insieme (per ensemble di arpe celtiche, ma non solo) e al laboratorio di improvvisazione e composizione, ambito di grande rilevanza per un musicista tradizionale, all’interno del quale sono state ricostruite ed elaborate melodie tradizionali secondo la prassi arpistica.

Infine, da sottolineare il ruolo fondamentale che ha avuto lo studio della tecnicadell’arpa celtica (prassi esecutiva): oltre a definire le principali caratteristiche dello stile tradizionale (accenti, ritmi, abbellimenti, diteggiature etc), sono state evidenziate le differenze con la tecnica dell’arpa classica alla quale troppo spesso l’arpa celtica viene impropriamente assimilata.

Sulla base di questa positiva esperienza, che ha aperto una finestra su un mondo musicale ricco ed affascinante, ci si auspica che altre realtà musicali riconoscano il valore e l’importanza di questo strumento, favorendo così una maggiore diffusione e un corretto apprendimento di uno strumento ancora poco conosciuto nei nostri conservatori.

 


Questo articolo é stato pubblicato da
Redazione Redazione di IN CHORDIS, la rivista online dell'Associazione Italiana dell'Arpa.