Orchestra

Intervista a Rosanna Valesi, prima arpa dell’ Orchestra Regionale dell’ Emilia Romagna.

Rosanna, da quanto tempo ricopre il ruolo di prima arpa dell’ Orchestra Regionale dell’ Emilia Romagna?

Dal 1975, dopo aver conseguito il diploma di arpa al Conservatorio A.Boito di Parma, ho iniziato a collaborare come prima arpa con l’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna. All’epoca si chiamava O.S.E.R. (Orchestra Stabile Emilia Romagna). Sono stati anni molto belli, avevo solo 21 anni e già ricoprivo un ruolo così importante. Ero entusiasta, era un’orchestra con tanti giovani e con alcuni professori anziani dai quali ci arrivavano preziosi consigli.”

Prima di diventare prima arpa in questa Orchestra ha avuto altre opportunità lavorative sempre in ambito musicale?

Si, quando avevo 18 anni e stavo ancora studiando, mi si è presentata un’occasione fantastica. Al Teatro La Scala di Milano stavano allestendo l’opera di Wagner “L’Oro del Reno” e in orchestra servivano 6 arpe. Sto parlando del lontano 1972, quando il Prof. Ernesto Valesi ,cugino di mio padre, era il Primo trombone dell’Orchestra della Scala nonché il Titolare delle cattedra di Trombone al Conservatorio A.Boito di Parma e parlò di me alla Sig.ra Mimma De Poli, magnifica Prima Arpa di quell’Orchestra. Lei mi propose di presentarmi per un’audizione alla quale andai emozionatissima, ricordo che prima di iniziare a suonare avevo le mani che tremavano. Andò bene e fui scelta, era un sogno che si avverava. Fu un’esperienza fantastica, suonai nel gruppo delle Prime tre Arpe perché la Signora Mimma volle tenermi vicino a Lei visto che ero giovane, e mi servì tantissimo per iniziare a farmi l’esperienza che ho accumulato in tutti questi anni. Per tre anni fui chiamata saltuariamente sia per concerti sinfonici sia per le altre opere della tetralogia wagneriana e in quei tre anni andai a studiare dalla Signora Mimma frequentando però regolarmente il Conservatorio di Parma.”

Si ricorda la Sua audizione, quanti anni aveva e l’emozione che ha provato quando le hanno comunicato i risultati?

La mia prima audizione l’ho fatta per il posto di Prima Arpa per l’ Orchestra Stabile Emilia Romagna, ma non ricordo se nel 1976 oppure nel 1977. Avevo 22 o 23 anni, eravamo solo in sei candidate, ricordo che avevo suonato molto bene, ero fresca di studi, avevo studiato tanto ma ero arrivata seconda dopo la Prof.ssa Elisabetta Zanaboni. Nonostante questo però è iniziata proprio lì la mia carriera in questa Orchestra. Inizialmente ci alternavano facendo suonare un programma a testa, poi ho continuato a suonare solo io diventando così la Prima Arpa anche se come aggiunta con contratti a termine. Ricordo che alla fine dell’esame, che si era svolto nella bellissima sala del Ridotto del Teatro Regio di Parma, eravamo tutte fuori ad aspettare i risultati. Io ero insieme a mio padre e dopo molto tempo vedemmo uscire dalla sala il Maestro Angelo Campori arrabbiatissimo. Non salutò nessuno e scese dallo scalone brontolando a voce alta. Seppi successivamente che era arrabbiato perchè voleva che io vincessi l’audizione. esto episodio mi fece molto piacere perché il M° Campori era un grandissimo musicista.”

Si ricorda anche la prima composizione che ha suonato dopo aver vinto l’audizione?

Sinceramente no, ricordo solo che in quegli anni l’arpa era presente in molti programmi ed è per questo motivo che ho iniziato a “farmi le ossa sul campo” …per usare un luogo comune.

Ha certamente suonato con i più grandi direttori d’orchestra, qualcuno le ha lasciato un ricordo particolare?

Il primo grande direttore con cui ho suonato è stato il M° W.Sawalish. Ero alla mia prima esperienza lavorativa al Teatro La Scala di Milano, non avevo termini di paragone con altri Direttori però mi trovai molto bene. Ero molto attenta, ma lui era veramente molto bravo. La cosa che mi ha colpì di lui fu la voce: aveva una voce profonda e possente, un modo molto educato di parlare con i Professori e quella produzione dell’Oro del Reno ce l’ho ancora nel cuore. Poi, sempre in quell’Orchestra ho suonato con il M° Zubin Metha, anche lui ha una forte personalità e ne ho un bellissimo ricordo. Con l’Orchestra Toscanini ho suonato con tantissimi Direttori come il M° Ono, il M°Nehould, il M°P. Domingo che ci ha diretti in una Traviata, il M° Gavazzeni e molti altri che sarebbe troppo lungo elencare. Il M° Gavazzeni mi fece un complimento davanti a tutta l’orchestra quando suonammo le Danze tratte dall’Otello, mi disse: “Finalmente sento un’arpista che suona con i polpastrelli e non con le unghie.” Intendeva dire che avevo il suono bello e morbido. Ero ancora giovane e mi fece un immenso piacere.”

L’orchestra in cui suona ha una programmazione sia lirica che sinfonica, c’è una composizione che Le piace particolarmente suonare?

Per quanto riguarda il repertorio sinfonico mi piace molto Ravel, è un compositore a mio parere raffinato che usa l’arpa in modo splendido e ogni nota è messa al posto giusto, non la usa come riempitivo. Un compositore che mi emoziona è Mahler, quando suono l’Adagietto della Sinfonia N° 5 mi emoziono sempre, la sua musica in generale mi rapisce. In orchestra mi piace anche divertirmi, perciò adoro i compositori come Gershwin perché nelle sue composizioni come “Un Americano a Parigi” c’è swing, c’è ritmo…c’è un po’ di tutto. Nel repertorio lirico invece il mio compositore preferito è in assoluto Giacomo Puccini. La prima volta che suonai “Madama Butterfly” ero al Teatro Regio di Parma con l’Orchestra Toscanini e quando feci gli ultimi accordi dell’opera mi accorsi di avere due lacrimoni che scendevano lentamente sulle guance. Questo mi fece capire che avevo scelto la professione giusta per me, se ero capace di emozionarmi così tanto sentendo cantare una romanza mentre suonavo…pensai che sarei potuta diventare una brava arpista. Confesso che mi capita anche ora di emozionarmi…nonostante i mie 42 anni d’orchestra.”

E il pezzo più difficile che Le é capitato di suonare? O quello che ha temuto di più…

Di pezzi difficili ne ho suonati tanti. I primi anni ho suonato Petrushka e Agon di I.Stravinsky, Lucia di Lammermoor al Teatro Regio di Parma con il M° D.Oren che mi mandava un bacio ogni volta che finivo di suonare la cadenza. Tanta musica contemporanea con pezzi difficili ma che ho eseguito volentieri perché ha permesso all’ Orchestra di partecipare a vari Festival di Musica Contemporanea facendo così molte tournèe all’estero. Ho suonato come solista “Introduction et Allegro” di M. Ravel e tanti altri brani. Uno dei pezzi più difficili che mi ha dato un po’ di tremarella è la Tzigane di Ravel, la cadenza è ardua ma anche il resto non è simpatico!”

Siamo un pochino curiosi e ci piacerebbe sapere se é possibile coniugare la vita artistica professionale con quella privata, ha una famiglia e dei figli?

Chiedermi di parlare della mia famiglia è come invitarmi a nozze! Scherzo…ma non troppo. Sono sposata dal 1983 con Antonio ed ho due stupendi figli: Alessandro di 29 anni e Luca di 27. Avere una famiglia e dei figli per una persona che fa la nostra professione è veramente impegnativo; quando i miei figli erano piccoli ho avuto la fortuna di avere i miei genitori che potevano aiutarmi. Ho sposato un uomo intelligente che mi ha dato la possibilità di continuare il mio lavoro nonostante gli impegni e i disagi che creava anche a lui. Io spesso ero fuori la sera per le prove e i concerti e lui ha avuto tanta pazienza perché dopo 8 ore di lavoro pesante in carrozzeria la sera si occupava di due bimbi piccoli. E’ molto importante avere il sostegno di chi condivide la tua vita. Il problema si presentava quando dovevo studiare a casa, i bimbi volevano giocare, cercavano la mia attenzione e io dovevo trovare il modo sia di poter studiare che di poter dar loro le giuste attenzioni. Spesso studiavo la sera mentre i bambini giocavano con il papà. Il tempo mi ha premiata perché sono riuscita sia a fare la meglio il mio lavoro che a costruire una bellissima famiglia. Ho faticato ma ne è sicuramente valsa la pena.”

Con tutti questi impegni sarà impossibile ritagliarsi qualche ora da dedicare ad hobby o altre attività ?

Volere è potere! …non è vero, non è sempre così, ma con la volontà si può fare tanto. Io ho qualche hobby , per esempio mi piace moltissimo ricamare a punto croce. Nella mia Orchestra ormai lo sanno tutti perché è uno dei passatempi che mi aiuta a non annoiarmi quando devo aspettare di suonare durante le prove, i concerti o le opere. Capita spesso che il nostro strumento suoni solo un atto di un’opera oppure solo un tempo o addirittura un solo pezzo in un concerto intero, così quando siamo in trasferta rimango in camerino ad aspettare ed impiego il tempo ricamando. Questo tempo a casa non ce l’ho perché devo studiare ed occuparmi di tutte le incombenze domestiche”

Parlando con le nuove generazioni di arpisti (ma non solo!) si percepisce che spesso lo studio musica é un sacrificio per le famiglie e le strade per un ‘lavoro sicuro’ sono difficili da percorrere, per Lei com’è stato? La sua famiglia ha sostenuto e incoraggiato i suoi studi?

La mia famiglia è stata la mia più grande sostenitrice, non finirò mai di ringraziare i miei genitori per gli enormi sforzi che hanno fatto per farmi studiare. Io provengo da una famiglia molto povera, la mia mamma ha sempre fatto l’operaia mentre mio padre all’età di 40 anni diventò invalido per causa del lavoro. All’età di 17 anni, visto che lavorava solo mia madre, volevo smettere di studiare arpa perché eravamo in difficoltà economiche e volevo lavorare per guadagnare uno stipendio, così avrei potuto contribuire e dare il mio aiuto in casa per vivere meglio. Mia madre si oppose con tutta se stessa e disse “Se sarà necessario lavorerò anche di notte, ma tu devi arrivare al diploma perché non devi fare la vita di sacrifici che abbiamo fatto noi.” Non la ringrazierò mai abbastanza, perché l’anno successivo andai a suonare al Teatro La Scala di Milano. Certo fu un grosso sacrificio anche comperare l’arpa, che pagammo a rate, ma la mia insegnante incoraggiò i miei genitori dicendo loro che ero brava e ne sarebbe valsa la pena. La prima grossa soddisfazione per i miei genitori è stata sicuramente vedermi andare a Milano a 18 anni, ma la più grande in assoluto fù il giorno in cui mi diplomai: il 26 giugno 1975. E’ stato il coronamento dei loro sogni ed il mio ringraziamento per tutti i loro enormi sacrifici. L’emozione più grande invece è stata una sera durante un concerto al Teatro Regio di Parma, erano in platea tra un numeroso pubblico, il programma era un concerto lirico sinfonico con il soprano R. Kabaynvaska e a un certo punto del concerto ho eseguito una cadenza per arpa sola che introduceva una romanza per il famoso soprano . Alla fine, durante gli applausi quando uscì la seconda volta, inaspettatamente mi prese per mano e mi portò davanti al palco per prendere gli appalusi insieme a lei; guardai negli occhi i miei genitori ed entrambi piangevano, è stato un momento meraviglioso per tutti e tre.”

Dopo gli sforzi che hanno fatto i suoi genitori, si ricorda l’espressione o la frase quando gli comunicò di aver vinto l’ audizione per il posto di prima arpa?

Il momento in cui ho comunicato ai miei genitori che avevo vinto il concorso di Prima Arpa dell’ Orchestra Sinfonica dell’Emilia Romagna diventando così “Stabile” è impresso nel mio cuore. Mio padre era molto emotivo (come me) e non riusciva a parlare, mentre negli occhi di mia madre ho visto tutta la soddisfazione e la gioia per essere riuscita a portare la sua unica figlia ad avere un lavoro stupendo e pieno di soddisfazioni. Da parte mia ho sempre cercato di studiare molto per fare al meglio il mio lavoro ed ottenere gli apprezzamenti dei Direttori d’Orchestra, per ultimo il M° Fournillier nei Pescatori di Perle circa un mese fa, che mi hanno ricompensato di tanto studio. Il 26 febbraio 1983, quando vinsi il concorso, stavo suonando la Walkiria di R.Wagner e faticai molto per studiare sia il programma del concorso che la Walkiria per i concerti. La nostra è una professione molto impegnativa e bisogna avere tanto amore per la musica, ma bisogna anche studiare tanto con serietà.”

Suonare in orchestra vuol spesso vuol dire avere pochissimo tempo per preparare i passi e le cadenze in programma, ha qualche consiglio da dare ai giovani che si stanno avvicinando a questo mondo musicale?

Il consiglio che posso dare ai giovani è di non mollare mai. La costanza nel nostro lavoro è molto importante, soprattutto ai giovani che non hanno ancora l’impegno che comporta avere una famiglia e dei figli ,devono sempre trovare il tempo per studiare. Per noi arpiste mai rinunciare alla tecnica…è un consiglio da amica! Ci sono insegnanti che non la ritengono poi così importante, è un loro pensiero che rispetto, ma io la faccio ancora oggi dopo 42 anni che suono. Ho avuto un’insegnate che prima di ogni lezione ci faceva fare almeno 40 minuti di tecnica, ci dava gli esercizi da studiare a casa e li ascoltava SEMPRE!! Certo a quei tempi eravamo in poche, oggigiorno gli allievi sono tanti e non ci sarebbe nemmeno il tempo, ma a casa fatela sempre! Lavorando in orchestra il tempo per studiare bisogna ritagliarselo, per esempio al mattino, quando le prove sono al pomeriggio e la sera ci sono i concerti. Io studio anche in orchestra, andando un’ora prima della prova. Il tempo si trova…basta volerlo!”

Quindi ad oggi sono passati ben 35 anni tra concerti, direttori d’orchestra e tournée in tutto il mondo, molti penseranno che la musica sia diventata per Lei soltanto un lavoro e che la passione iniziale ed il cuore che pulsa forte in petto prima di un concerto sia siano affievoliti… é veramente così?

Assolutamente no. Io, come si sarà capito, adoro suonare e lo faccio oggi con la stessa passione che avevo quando ho iniziato tanti anni fa perché mi piace molto il mio strumento. Per me suonare non è diventato un “lavoro di routine” ma è sempre una scoperta nuova. Ogni programma, ogni brano anche se suonato mille volte è sempre diverso. Ogni direttore lo rende suo quindi non è mai uguale. A volte non mi piace l’interpretazione che viene data da un Direttore, ma se lo vuole così devi suonarlo come piace a lui. Quando devo suonare un brano difficile o una cadenza per arpa sola ho il cuore che batte a mille! Prima di suonare ho sempre la sensazione (per fortuna sbagliata!) di essermi dimenticata le note poi, nel momento in cui appoggio le dita sulle corde ed inizio a suonare tutto intorno a me sparisce. La concentrazione è tanta e la preparazione pure, siamo solo io e la mia arpa.”

Durante questi anni di attività orchestrale ha svolto anche concerti solistici ed in svariati gruppi cameristici, Le piace anche questa attività?

Certamente. Suonare in gruppi cameristici mi piace molto perché siamo tutti solisti ed ognuno di noi esprime al meglio il proprio modo di suonare. Dopo essermi diplomata ho suonato per due anni in Duo Arpa e Flauto con la Prof. Anna Mancini ,poi i continui impegni con l’orchestra e le difficoltà di trovare concerti ci hanno separate professionalmente. Successivamente ho suonato per un certo periodo con due colleghi dell’Orchestra Toscanini ed abbiamo formato il Trio Sonus, il Prof. Sandu Nagy Primo Flauto della nostra Orchestra e il Prof. Giuliano Nidi al contrabbasso. E’ stato un periodo molto impegnativo perché le mie parti erano per pianoforte e ho dovuto adattarle per l’arpa. Mi sono però divertita, abbiamo spaziato da Bach alla musica jazz. Da alcuni anni la nostra Orchestra propone una Rassegna che si chiama “Concerti Aperitivo”, sono concerti programmati per la domenica mattina con aperitivo finale offerto dalla nostra Fondazione al pubblico. La Direzione Artistica lascia a noi l’opportunità di scegliere sia i programmi che le formazioni da proporre, così circa tre anni fa, avendo voglia di partecipare a questi concerti, ho contattato tre amiche arpiste molto brave chiedendo loro se avevano voglia di fare questa esperienza. Per fortuna mi hanno detto tutte di si e così è nato il “Quartetto d’Arpe del Ducato” composto dalle Prof. Simona Mallozzi, Alessandra Ziveri ed Alice Caradente…e naturalmente da me! Per tre anni ci siamo proposte con programmi allettanti e siamo sempre state scelte, così abbiamo avuto la possibilità di esibirci nei Concerti Aperitivo ottenendo un grande successo di pubblico. Nel 2013 abbiamo aperto con il nostro quartetto e la collaborazione del soprano Elena Rossi la stagione estiva dei Concerti in Piazzale della Rosa a Sassuolo e nel 2014 abbiamo suonato con il bravissimo bandoneonista Cesare Chiacchiaretta ottenendo un grande successo.”

Nei suoi sogni di ragazzina studentessa in conservatorio, avrebbe mai pensato di realizzare una carriera così importante?

No, era veramente solo un sogno. Ricordo che quando ero ragazzina mia madre ,quando vedeva l’arpa in orchestra ed in televisione, mi diceva “Mi raccomando, studia perché un giorno ci sarai tu a suonare con una grande orchestra e noi ti vedremo in televisione!” Io le rispondevo che era impossibile ed invece si è avverato ciò che diceva lei. Suonando in una grande Orchestra siamo stati in televisione con la Rai di Torino in uno spettacolo di Pasqua in un programma con Enrica Bonaccorti , il Direttore d’Orchestra era il M° Angelo Campori, e quel giorno i miei genitori mi hanno vista. Io ci speravo, ma non avrei mai immaginato di avere la fortuna di fare una carriera così bella e per così tanti anni.”

É cambiata la vita in orchestra da quando ha iniziato ad oggi?

Si, è molto cambiata. Quando ho iniziato in Orchestra c’erano tanti giovani e l’amalgama orchestrale si è dovuta formare piano piano con l’esperienza. L’Orchestra è andata sempre migliorando e nel corso degli anni abbiamo fatto bellissimi concerti, era maggiore l’attività lirica dei balletti mentre ora è maggiore l’attività concertistica. Abbiamo avuto anche periodi di crisi, soprattutto nel 2001 quando ,grazie alla politica e al Sindaco allora in carica ,fummo letteralmente buttai fuori dal Teatro Regio da un momento all’altro…e pensare che era stata la nostra casa per ben 26 anni. Con tanta fatica ci siamo risollevati e abbiamo cercato di continuare la nostra attività fuori dalla nostra città visto che non ci volevano più. Siamo stati anche commissariati e abbiamo rischiato la chiusura, ma siamo ancora qui a proporre concerti e opere liriche di qualità, questo grazie alla nuova Direzione che ci ha “adottati” . Ora la nostra Orchestra vanta solisti molto bravi che dimostrano ogni giorno il loro valore, sia in orchestra che nei vari gruppi da camera che si formano per eseguire i Concerti Aperitivo e i Concerti della Rassegna Tutti per Uno.”

Una curiosità… ma é vero che l’arpista é sempre la prima ad arrivare?

Per quanto mi riguarda assolutamente si. Vado in Orchestra sempre un’ora prima della prova, accordo con il silenzio attorno così sento bene le note e se c’è qualche collega che suona… chiedo gentilmente di lasciarmi qualche minuto per accordare, ma ormai li ho abituati e non ho più bisogno di chiederlo, aspettano che io scopra l’arpa e smettono di suonare. Naturalmente dopo li ringrazio, l’educazione non deve mai mancare. Arrivando un’ora prima ho il tempo di accordare, di fare la tecnica e di ripassare la parte, credo che molte arpiste facciano come me.”

Cos’e che non dovrebbe mai trascurare o tralasciare un buon arpista d’orchestra secondo Lei?

Innanzi tutto accordare bene l’arpa ,poi studiare molto. Non si dovrebbe mai arrivare alla prima prova senza sapere bene la parte, poi sarebbe opportuno, quando c’è una cadenza difficile o quando si deve accompagnare uno strumento solista o una romanza particolarmente impegnativa, cercare di ascoltare una registrazione per conoscere bene la melodia che si dovrà accompagnare. E’ importante perché può capitare che il solista o il cantante non faccia sempre la stessa cosa ,perciò noi dobbiamo essere in grado di seguirlo. A volte io scrivo le parole sulla parte quando accompagno una romanza per essere tranquilla su ogni eventualità. E’ importante guardare il Direttore, ma…è ancora più importante ascoltare chi si sta accompagnando e seguire…seguire…seguire…”

L’esperienza che tra tutte non dimenticherà mai?

Mah…le esperienze significative sono tante, una è un concerto che abbiamo fatto a Mosca con Luciano Pavarotti, non so quante migliaia di persone ci fossero ma erano tutte in piedi ad applaudirlo, è stato emozionante. Ho nel cuore tutte le nostre tournèe: Boston, New York, Pechino, Tokyo; Amsterdam, Berlino, Atene, Zurigo, Monaco e tante altre ma l’esperienza che non dimenticherò mai è quella che ho già racconato con Raina Kabainwaska.”

Questa Rosanna é l’ultima domanda: Lei é una Signora davvero molto gentile ed amichevole con una lunghissima esperienza orchestrale, la Sua casa profuma di musica e famiglia, nei suoi occhi brilla intensa la serenità di una donna e musicista con una grande energia e voglia di suonare che si rinnova ogni giorno, tutto conquistato con impegno, dedizione e costanza ma….ci vuole svelare la pozione segreta per questa strada della felicità?

Non esiste una pozione segreta, io sono una persona semplice, positiva, amo immensamente la mia famiglia ed amo altrettanto il mio lavoro. Ho sempre affrontato la mia professione con serietà ed umiltà, ho studiato tanto e sto continuando a farlo. Quello che ho oggi l’ho raggiunto con sacrificio e studio. Credo che l’emozione sia un valido aiuto per riuscire a trasmettere con uno strumento ciò che si ha nel cuore. Auguro a tutti i giovani che stanno studiando musica di riuscire a trovare sempre un motivo per continuare a suonare. Purtroppo i tempi sono difficili ,ma spero che le orchestre riescano a continuare il loro lavoro facendo suonare i bravi musicisti che ci sono in giro.”

(Parma, 4 maggio 2014)

Rosanna Valesi


Questo articolo é stato pubblicato da
Alessandra Ziveri www.alessandraziveri.com