Didattica

Il Potere della Musica – intervista con Judith Liber

 IL POTERE DELLA MUSICA

Intervista a Judith Liber effettuata da Claudio Farinone e trasmessa in diretta sulla Rete della Radio Svizzera il 13 Ottobre 2008

copyright RSI Rete 2 – 2008
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judith

Come è avvenuto il suo primo incontro con la musica e con l’arpa?

Mia madre era cantante , pianista e organista.

All’età di 10 anni ascoltai per la prima volta un concerto d’arpa e mi resi conto che si trattava del “mio strumento”. Mi piacque molto quel suono!

Può citarci uno o più tra i grandi artisti del nostro tempo che ha avuto occasione di conoscere personalmente e artisticamente, come Zubin Mehta o Leonard Bernstein ad esempio, e dirci cosa l’ha particolarmente colpita?

Sono tanti!

Potrei simpaticamente suddividerli in questo modo: “gli irraggiungibili o prime donne” come Jessie Norman, Pollini, Heifetz, Krips, Kurt Masur, Solti, Szell, solo per nominarne alcuni.

I colleghi dotati di grande calore umano e disponibilità” come Pavarotti, Domingo, Zuckerman, Rostropovitch, Charles Munch, Piatgorsky, e molti altri.

Gli amici per la vita” come Claudio Abbado, Itzhak Perlman, Klaus Tennstedt e Zubin Mehta.

E’ vero, come lei afferma, che nella mia vita ho incontrato e condiviso la musica con grandi artisti del nostro tempo e ciascuno di loro, a suo modo, è davvero speciale.

Certamente uno dei musicisti di maggior talento, che considero una persona meravigliosa e un amico sincero, è il maestro Zubin Mehta.

Il suo cuore è come un albergo dove c’è una camera per tutti (!). La sua disponibilità, empatia, gentilezza , generosità, forza e senso dell’amicizia lo rende unico tra le stars.

Non sono la sola ad avere questa opinione, potrebbe chiedere anche ai musicisti del Maggio Musicale Fiorentino.

Quando arrivai a Tel Aviv nel 1963 , sentii subito parlare del nuovo protagonista salito sul podio che dirigeva già da un anno la Filarmonica.

I musicisti affermavano che quell’uomo era dotato di occhi “che ipnotizzano e che penetrano la tua anima”. La stagione seguente scoprii quegli occhi e ,con il tempo, durante molti anni ho compreso il suo carattere. Da allora, per 37 anni, conservo un caro ricordo di ogni incontro, colloquio e concerto vissuto insieme a lui.

Ha conosciuto Andrea Bocelli?

Andrea ha cantato con noi alla Filarmonica. Abbiamo inciso insieme la Bohème con Frittoli.

L’arpa è molto importante nella partitura di Puccini!

Alcuni mesi dopo quella produzione arrivai all’aeroporto di Bologna per visitare mia figlia. Appena uscita dal terminal vidi un’auto all’ingresso e all’interno c’era seduto proprio lui. “Buongiorno maestro Bocelli!” esclamai.

Senza volgersi verso di me disse “Sei Judith, l’arpista d’Israele! Ricordo sempre il suono della tua arpa!”

Lei ha scritto un libro (1) che non può essere definito semplicemente un “Metodo”, ma in esso sono contenuti anche molti consigli su i vari problemi legati alla vita del musicista.

Per quale ragione ha deciso di scrivere questo lavoro e a quale scopo?

Iniziai a scrivere già 30 anni fa quando iniziai la mia attività di insegnante e quando mi resi conto che mancava materiale didattico per i primi mesi di studio dello strumento.

L’obbiettivo del mio libro è quello di rendere più chiaro possibile il processo di articolazione delle dita per produrre un suono che vibri con un’ottima risonanza; una proiezione sonora che continui a vivere nel momento in cui il dito lascia la corda.

Il sottotitolo del suo libro è “The Power of Music”. Cosa è per lei il potere della musica?

La musica riflette la natura e la condizione umana.

La musica cambia il nostro stato d’animo, ci ispira, ci calma, ci guarisce, crea gioia. Infiamma!

Tutto questo con la sua dissonanza, rimo, relax e suono.

Ma soprattutto la musica “comunica”. È un linguaggio universale indistruttibile.

Per quale ragione ha scelto di estendere il contenuto del suo libro oltre a quello di un generico metodo di tecnica?

Il mio libro fin dal principio divenne una cosa viva che ebbe uno sviluppo spontaneo, autonomo.

Era un progetto in embrione da molti anni che rifletteva la mia esperienza di musicista e di insegnante.

Ho imparato che insegnare l’arpa è molto di più che dare indicazioni di carattere tecnico. Non è possibile insegnare la tecnica strumentale se non si tiene costantemente conto dell’aspetto e della guida della musica.

Perchè parlo della mia carriera in questo libro?

I giovani musicisti sono raramente preparati al mondo professionale della musica, sia sul piano emozionale che su quello oggettivo.

Non è sufficiente suonare bene.

La mia intenzione è stata quella di condividere la mia esperienza personale fatta di molteplici aspetti (disciplina musicale, accordatura dello strumento, puntualità, viaggi, concerti, ambienti difficili, rapporti coi direttori, rapporto con il pubblico e molti altri dettagli) con gli arpisti sperando di aiutarli così a trovare più facilmente un comportamento adeguato secondo la loro personalità.

La principale ragione per cui ho illustrato alcuni aspetti della mia carriera è stata quella di rendere familiari ai giovani arpisti alcuni grandi musicisti con cui ho lavorato, come Arthur Rubinstein o Leonard Bernstein. Ho sentito come un dovere mettere in luce il grande insegnamento ricevuto dalle loro personalità.

Quali sono le difficoltà principali del suonare come solista e in orchestra?

Questa è la sua domanda più facile: “l’intonazione e la proiezione del suono”.

Il suo Metodo si conclude con il racconto di alcune importanti disavventure relative ad incidenti che l’hanno allontanata più volte dall’arpa. Ma  la sua tenacia è stata così grande che è sempre riuscita a  riprendersi. In questa pagina si legge un grande ottimismo… ci vuole  raccontare?

Inizialmente non avevo intenzione di includere questa pagina. Una cara amica, sopravvissuta all’Olocausto, mi pregò di lasciarla.

Anche la traduttrice del Metodo, Anna Pasetti, mi disse che dovevo assolutamente pubblicarla perchè racchiudeva il messaggio e il senso profondo del mio libro.

Ho esitato fino alla fine poiché sembrava troppo personale e come ho precisato nella prima pagina “questo libro, che non è un’autobiografia, parla della vita- una vita di musica.”

Ottimismo? Sì, sempre.

Mi sento così fortunata per essere in grado di rispondere al potere della musica che mi conferisce la forza di superare le avversità.

Mi ha molto colpito il racconto della sua esperienza con Leonard Bernstein. Che cosa le ha lasciato l’incontro con questo grande  musicista?

Lo considero il principale dei miei maestri. Come racconto nel libro, lo incontrai la prima volta quando avevo 23 anni in occasione della prima esecuzione mondiale della sua Kaddish Symphony.

Ero estasiata dal suo senso ritmico, dal linguaggio del suo corpo: non aveva bisogno della bacchetta perchè dirigeva davvero con anima e corpo!

Era un uomo di estremi contrasti. Era più grande della vita stessa ed era totalmente immerso nella “Musica”.

Dopo 27 anni di collaborazione con lui, mi ha lasciato il coraggio di suonare oltre i limiti della partitura. Inoltre mi ha trasmesso una grande gioia per la musica.

Oltre all’attività di concertista, si è dedicata moltissimo all’insegnamento. Le piace insegnare?

Sì. Sono fermamente convinta che il futuro appartiene ai giovani.

Sono anche consapevole del fatto che essi debbano formarsi anche attraverso la loro esperienza personale e che non possano pienamente evolversi esclusivamente attraverso l’esperienza degli adulti.

Tuttavia, ricevo una piena soddisfazione nel dividere la mia conoscenza musicale con loro.

Essere insegnante è una grande responsabilità e io cerco di fornire loro gli strumenti per sviluppare il loro talento e per realizzare i loro sogni.

Coloro che studiano con me mi regalano una luce e un’energia che mi mantengono giovane!

Ha visitato molti paesi. Qual’è il luogo dove ha riscontrato una  maggiore sensibilità e attenzioneverso la musica?

Israele. Israele ha il rapporto più elevato di pubblico presente ai concerti.

Si tratta di un pubblico che partecipa, abituato a un alto livello delle performances.

Non risponde molto positivamente alla musica contemporanea. Si tratta di un’audience educata, ma piuttosto conservatrice.

In Italia, Spagna e Giappone il pubblico è il più caloroso, ma si tratta di un’audience soggettiva, condizionata dalle emozioni.

Come mai ha scelto il Lago di Como per vivere?

Insieme a mio marito avevamo deciso che quando avremmo raggiunto l’età della pensione, saremmo andati a vivere sul Lago di Como per un certo periodo dell’anno. E così è stato.

Nella nostra vita abbiamo girato il mondo varie volte, ma abbiamo sempre considerato il Lago di Como il posto più incantevole.

Naturalmente trascorriamo diversi mesi in Israele insieme ai nostri figli e nipoti, ma qui siamo felici nella pace tranquilla e nella bellezza del lago.

(traduzione a cura di Emanuela Degli Esposti)

(1) Vi segnaliamo: Metodo per arpa di Judith Liber (in lingua inglese e italiana) – UT ORPHEUS edizioni www.utorpheus.com

 


Questo articolo é stato pubblicato da
Redazione Redazione di IN CHORDIS, la rivista online dell'Associazione Italiana dell'Arpa.