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Grazie Mirella !

Oggi è l’anniversario della nascita di una figura centrale della storia dell’arpa italiana, Mirella Vita (Torino 22 febbraio 1919 – Milano12 aprile 2012). Quando nacque l’Associazione Italiana dell’Arpa e si organizzò il primo meeting nella Sala Merulo del Conservatorio Arrigo Boito di Parma ( settembre 2009), lei non mancò all’appuntamento e quando le fu proposto di essere la prima a far parte del Comitato d’Onore, volle iscriversi come semplice socio ordinario.

Noi faremo sempre tesoro delle sue parole d’incoraggiamento e cercheremo di portare avanti questo servizio di cultura e informazione. Mirella Vita è e resterà sempre un esempio per noi che abbiamo letto con passione i suoi libri e ascoltato le sue conferenze.

Mirella Vita

Mirella Vita al Festival Suoni D’Arpa nel 2010

Al fianco di questa donna straordinaria, non è mai mancata, anche nel corso degli ultimi giorni di vita, Clara Rocco, prezioso punto di riferimento per noi arpisti.

Insieme a lei, abbiamo istituito il Premio Mirella Vita nel prossimo Concorso e Festival Internazionale Suoni D’Arpa che avrà luogo a Saluzzo dal 31 Agosto al 5 Settembre 2016.

Desideriamo ricordare oggi Mirella Vita con le sue stesse parole, inviate da Clara a tutti noi, poi vi segnaliamo la sua biografia a cura di Simonetta Heger e le sue principali pubblicazioni.

12 aprile 2012 Mirella Vita ci ha lasciati

il suo racconto dal letto d’ospedale negli ultimi giorni di marzo 2012

(a cura di Clara Rocco)

Sono nata il 22/02/1919 a Torino da una famiglia piuttosto cosmopolita di professionisti.

Mi furono presentate molto presto le varie arti, scelsi la musica.

La cosa curiosa è che quando mi chiesero quale strumento preferissi per iscrivermi al Conservatorio, risposi: “pianoforte no, violino no”. Volevo uno strumento con due righi che stesse in orchestra”. Mi risposero che non esisteva. Scelsero per me il violoncello e all’esame d’ammissione, ebbi il mio bravo sei, ma non ottenni il posto.

Dopo tre giorni di miei piagnistei mio padre andò dal direttore dicendogli che non aveva più fazzoletti perché la figliola li aveva consumati tutti e se fosse stato possibile trovare un altro strumento che le permettesse di fare musica.

Il maestro Franco Alfano pregò la maestra d’arpa di venire in direzione; la Signora Amedea Redditi Tapella guardò le mie zampette di pollo e disse che potevo andare già su in classe.

La serie di aneddoti che può capitare a uno scolaro in nove anni di studio è infinita, ma qualcuno può essere raccontato. Per esempio quando durante il secondo corso, il Conservatorio fino allora liceo musicale, diventò scuola di stato, ai tempi del fascismo, comparve sulle scale un cartello “si saluta romanamente”. Quando entrai a scuola un gruppo di professori stava parlando amabilmente sul pianerottolo, mentre il maestro Alfano guardava dalla mia parte, detti un’occhiata al cartello e andai a stringergli la mano, la mia manina sparì nelle grandi mani del musicista e da allora il maestro dimostrò un sorridente interesse per me.

Al diploma, avevo appena incominciato a suonare la Sonatina di Tournier, quando sentì il vocione del maestro tuonare: “è una vergogna”, l’istinto fu di fermarmi, ma continuai automaticamente a suonare in tempo per sentire il resto della frase “è tale e quale alla Sonatina di Ravel per pianoforte”. Ebbi un bel voto perché avevo dimostrato nervi solidi.

Marcel Tournier, l’arpista, passava volentieri un certo tempo nei boulevards di Parigi per dimostrare ai colleghi che l’arpa era capace di far musica tanto bene quanto il pianoforte. Provò a dimostrarlo con questo primo tema della Sonatina n.30, tema che si svolgerà poi a modo suo.

Altro personaggio da non dimenticare fu il professor Andrea Della Corte, ottimo critico, insegnante e musicologo col quale seguii il corso di Storia della Musica.

Era per me molto irritante perché nei suoi libri e nel suo insegnamento, di arpa non c’era neanche una parola. Quando gli chiedevo notizie sul mio strumento, rispondeva con il suo olimpico disprezzo: “L’arpa era uno strumento sbagliato, non avrebbe dovuto esistere, non aveva repertorio, e che se l’aveva, era brutto.”

Quando arrivai a capire quanto fosse bello e grande il repertorio d’arpa, avevo già perso vent’anni.

Contemporaneamente alla storia della musica, anche in classe di armonia si cercava di distruggere la dignità dell’arpa, chiesi al maestro Gedda a che cosa mi sarebbe servito lo studio dell’armonia, mi fu risposto: “A lei nulla” “E perché?” “Perché l’arpa non ha musica antica”.

Tornando al maestro Alfano, il compositore aveva scritto 4 danze rumene per una bella ragazza e le aveva consegnate alla professoressa Redditi perché ne facesse una versione per due arpe. I due pezzi che la Signora Amedea scelse ebbero molto successo, lo stesso maestro si prese cura di includerli in concerti presentati da lui. (appartengono alla collezione manoscritta affidata a Musica d’Arpa).

A quei tempi l’esempio di Toscanini, che racconto nelle “Piccole cronache del XX secolo” ed. Pizzicato, fu seguito dai migliori personaggi della musica e grazie ad alcuni di loro fra cui il maestro Marinuzzi e il “collocatore” De Vito, fui segnalata al Municipio di San Paolo del Brasile. Avevo 20 anni, due soli anni di attività professionale come seconda arpa al Teatro Regio alle spalle e una certa paura in fase di lancio.

Sulla banchina del porto di Genova mio padre mi disse: “Se stai bene, rinnova il contratto, se stai male torna, qui staremo male tutti insieme”. A San Paolo fortunatamente mi rinnovarono il contratto e là rimasi 10 buonissimi anni. Essendo l’unica arpista professionista della città, ebbi modo di fare uno svariato lavoro.

In tempo di guerra i grandi maestri abbandonarono l’Europa e vennero in America, ebbi l’avventura di suonare con i grandi direttori del tempo.

In questo lungo periodo ebbi modo di trovarmi sul leggio un capolavoro riveduto da H.J.Zingel, la Sonata per flauto e arpa di Krumpholz, e queste note che venivano fuori dai nostri strumenti furono per me una rivelazione, non era vero, perbacco, che l’arpa non avesse musica antica. Una bellezza così non poteva essere un fulmine a ciel sereno, doveva far parte di una profonda cultura. Bisognava mettersi a cercare, ma come si fa? Il desiderio fu la carota davanti al naso per alcuni anni e potei sgranocchiare la carota soltanto al mio ritorno in Europa.

Molto più facile fu trovare la bella musica del ‘900 e la ricerca della musica antica mi servì per completare i programmi. Per ripetuta pratica potei constatare che il pubblico si diverte di più con i programmi variati che con quelli monotoni, perciò la ricerca della parte antica del programma divenne per me molto importante. L’esempio del dott. Zingel fu il mio caposaldo e cercai di seguire il suo esempio pubblicando alcuni dei pezzi ritrovati e ristampati.

Ora cerco di passare alle mie colleghe i pezzi che mi sono piaciuti di più e che sono riuscita a pubblicare.

Revisioni ed edizioni di musiche originali per arpa di C.Ph.Em. Bach, T.O’Carolan, M. Clementi, G. Donizetti, F.J. Dizi. F. Mendelssohn, F. Pollini, A. Rolla, L. Rossi, G. Rossini.

I testi e le fotocopie dei testi non più editi sono disponibili presso la Biblioteca di Musica d’Arpa.

La prima delle mie pubblicazioni fu “…e allegro” di Donizetti per violino e arpa tratto dal Museo Donizettiano di Bergamo, piccolo capolavoro stampato da Sangallo di Milano, ormai esaurito (di cui una copia nella Biblioteca di Musica d’Arpa). Ristampato in seguito per flauto e arpa, formazione che non risulta adeguata. E’ consigliabile suonarlo con il violino, come voleva l’autore.

In questi lunghi anni mi capitò di fare duetti stabili con flautisti H.J.Koellreuter in Brasile e Marlaene Kessick e Renata Ferri in Italia, con il violista e violinista Renzo Ferraguzzi e il pianista Italo Lo Vetere e in altre svariate formazioni da camera. Fra le più belle, ricordo con maggiore soddisfazione, la Sonata a Cinque di Malipiero con il quintetto flauto, arpa, violino, viola e violoncello.

Ritornata in Italia ebbi la fortuna di ritrovare il mio Conservatorio di Torino e di rientrare nella mia classe, questa volta non come scolara, ma come insegnante e di prendere in consegna dalla mia maestra delle ottime allieve. I 10 anni di precariato a Torino furono seguiti da una nomina in ruolo a Bolzano e l’addio alle ragazze fu molto triste. Molti anni dopo, Maria Grazia mi scrisse che ricordava la serenità degli anni di scuola. A Bolzano trovai un Conservatorio bello e ben guidato, ma rimasi solo quattro anni per l’evidente lontananza, dato che con la mia famiglia vivevo a Milano.

Capitai a Verona, dove rimasi con entusiasmo per 25 anni sotto la guida

del maestro Laszlò Spezzaferri.

Si poteva sempre incontrare il direttore nei corridoi dalle 10 alle 10 e 30, sottoporgli i problemi del momento e guidare la classe di comune accordo, con semplicità. Lavorando con libertà e tranquillità non fu difficile formare una classe di buone professioniste, diverse una dall’altra secondo la loro indole e il loro gusto. Potei accompagnarle fino alla mia pensione, ma verso i 70 anni, proprio quando incominciavo ad avere fiducia nelle mie mani, incominciò una malattia agli occhi che mi impedì il lavoro d’orchestra, da camera e da solista.

E invece di piagnucolare, trovai più allegro sfruttare il lavoro degli anni precedenti, approfondendo la ricerca. Non avrei mai immaginato d’intraprendere un’attività così entusiasmante. Il primo libro uscì dall’editore Bongiovanni di Bologna nel 1989. Un giorno ricevetti una telefonata “miracolosa”: l’editore Pizzicato di Udine mi chiedeva un secondo libro, sulla storia dell’arpa. Ne seguirono altri e l’undicesimo è appena uscito. Di questi, tre sono frutto di collaborazione: antologie dove ognuno sviluppa il tema favorito a proprio piacere e dimostra così quanto sia vivace l’intelligenza dei suonatori e amanti dell’arpa.

L’intento dei miei libri è quello di facilitare ai colleghi e colleghe la scoperta e la conquista dei pezzi occorrenti per dei programmi da solisti e da camera.

Vita foto

Mirella Vita

Biografia di Mirella Vita a cura di Simonetta Heger (Enciclopedia delle donne):

http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/mirella-vita/

http://www.simonheger.it/?p=374

Libri di Mirella Vita

La musica italiana per arpa, ed.Bongiovanni – Bologna1990

L’arpa. Profilo storico e repertorio, ed.Pizzicato – Udine 1991

La Musica svizzera per arpa, ed.Pizzicato – Udine 1993 8in collaborazione con Ernst Meier)

Piccolo dizionario dell’arpa, ed.Pizzicato – Udine 1995

De la harpe, un secolo di arpe d’oro, ed. Pizzicato- Udine 1995

L’arpa, piccole cronache del secolo XX, ed. Pizzicato – Udine 1999

La musica olandese per arpa, ed.Ut Orpheus – Bologna 2001

La musique Belge de Harpe, ed. Pizzicato – Udine 2004 (in collaborazione con Yvette Colignon)

Il guardaroba del concertista, ed. Pizzicato – Udine 2008

Arpeggi, Antologia, ed.Pizzicato – Udine 2009

La Musica d’arpa nelle biblioteche dei Conservatori d’Italia, ed. Pizzicato – Udine 2011

Glissandi – Altre storie della storia dell’arpa, ed. Pizzicato – Udine 2012

Revisioni di musiche originali per arpa

C.Ph.E.Bach, La battaglia di Bergen

O’Carolan, Sette pezzi per arpa

M.Clementi, Tema e variazioni

G.Donizetti, Larghetto e Allegro per violino e arpa

F.J.Dizi, Tema e variazioni

F.Mendelssohn, The evening bell per arpa e pianoforte

F.Pollini, Tema e variazioni

F.Pollini, Capriccio, tema e variazioni

A.Rolla, Preludio, tema e variazioni per violino e arpa

L.Rossi, Passacaglia

G.Rossini, Allegretto

Nel nostro In Chordis trovate anche un articolo di Consuelo Giulianelli, presidente dell’Associazione Svizzera dell’Arpa:

http://www.associazioneitalianarpa.it/mirella-vita-una-festa-per-larpa/

Per i libri e gli spartiti di Mirella Vita:

http://www.musicadarpa.it/

a cura di Emanuela Degli Esposti


Questo articolo é stato pubblicato da
Redazione Redazione di IN CHORDIS, la rivista online dell'Associazione Italiana dell'Arpa.