Discografia

Giacomo Gotifredo Ferrari

 

 

Arpa e pianoforte: un connubio di non frequente ascolto che ai nostri giorni suscita curiosità mista a qualche perplessità, dovuta soprattutto alla loro diversità dinamica e all’apparente difficoltà di equilibrio sonoro. Ma se l’evoluzione tecnica dei due strumenti ne ha diversificato drasticamente le caratteristiche timbriche, tanto che oggi abbinarli nello stesso brano di musica può sembrare un azzardo, all’epoca di Giacomo Gotifredo Ferrari (Rovereto, 1763 – Londra, 1842), al volgere del XIX secolo, le cose stavano diversamente. Il Fortepiano aveva allora sonorità che si discostavano di poco dal clavicembalo e l’arpa non aveva ancora compiuto quel processo tecnologico che, col perfezionamento dei pedali, l’avrebbe infine differenziata dagli strumenti a tastiera e ne avrebbe valorizzato la specificità tecnica. Ne conseguiva che i due strumenti fossero percepiti come affini e fossero spesso considerati alternativi nella destinazione dei brani, come risulta dai frontespizi delle musiche a stampa che riportano l’indicazione “pour Harpe ou Piano”, o “per Clavicembalo o arpa”; gli stessi duetti potevano essere eseguiti a due pianoforti. Non sorprende quindi che la letteratura per questo duo, a cavallo tra ´7 e ´800, abbia conosciuto il suo apice e sia presente nei cataloghi delle opere anche di compositori di rilievo europeo, come Hummel, Ries, o Dussek: quest’ultimo formava un rinomato duo con la moglie, eccellente arpista.

Nella sua autobiografia (Aneddoti piacevoli e interessanti occorsi nella vita di Giacomo Gotifredo Ferrari da Roveredo, Londra 1820), Ferrari annota un’unica ma significativa occasione nella quale furono eseguite musiche per arpa e pianoforte. Alla vigilia della rivoluzione francese, nei pressi di Parigi, Madame Campan, già cameriera personale di Maria Antonietta, dirigeva “un rinomato stabilimento d’educazione per signorine […] di ogni nazione, religione o setta del continente: v’eran pure delle indiane, americane e inglesi che pagavan tutte un prezzo altissimo; ma in contraccambio esse ricevevano l’educazione più compita.” Dopo un pranzo raffinato, tanto che “sembrava fosse dato piuttosto da una principessa”, alla presenza della miglior società, si diede un saggio delle varie abilità delle allieve della scuola, spaziando dalla musica alla poesia, al disegno, al ricamo. A dare il via alla dimostrazione “si presentavano due di quelle signorine sul palcoscenico, e sonavano una specie d’overture con arpa e pianoforte”.

Non è un caso che un’educazione così esclusiva prevedesse capacità di esecuzione su questi strumenti, sfoggiati come status symbol sociale e culturale nei salotti dell’aristocrazia o dell’alta borghesia europea. Ferrari, che doveva la sua carriera proprio agli appoggi di amici altolocati che ne apprezzavano non solo il talento musicale, ma anche l’affabilità e le doti di conversatore, fu un fervido sostenitore di una visione conservatrice nostalgicamente legata all’ancien régime. La sua produzione per arpa e pianoforte, costituita da Duetti in forma sonata, collezioni di Divertimenti, Marce e altri brani staccati pubblicati a Londra all’incirca tra il 1794 e il 1812, è concepita in uno stile classico piacevole e garbato, perfettamente consono a questo ambiente e alle sue pratiche ricreative. Anche l’uso facoltativo dei corni con parti facilitate può ricondursi all’occasionale presenza di strumentisti dilettanti forse utilizzati per le battute di caccia, mentre la parte coloristica del tamburino avrebbe dato modo a qualsiasi ospite con un minimo di educazione musicale di prendere parte attiva all’esecuzione privata di queste composizioni.

Ma la scelta degli strumenti e lo stile compositivo non sono i soli elementi che rivelano il contesto di appartenenza di queste musiche. I Quindici divertimenti, pubblicati a Londra intorno al 1800, accostano danze di corte e variazioni a marce le cui intitolazioni apologetiche non lasciano dubbi circa il pensiero politico dell’autore. Le dediche, infatti, ai generali Kray, Souwarow, Charles, Melas, protagonisti di sconfitte inferte a Napoleone nelle campagne militari in Italia, avrebbero senza dubbio guadagnato la compiacenza dei tutt’altro che progressisti frequentatori dei salotti aristocratici a cui erano destinate.

Musica dilettevole, quindi, che al netto delle evidenti funzioni di demarcazione sociale, costituisce non di meno la prova di stile di un compositore di indubbio talento e sicura tecnica compositiva, meritandogli un posto di rilievo nel panorama del tardo classicismo.

Corrado Ruzza

Il CD verrà presentato nella trasmissione Primo Movimento di RAI RADIO3 Martedì 15 giugno.

 


Questo articolo é stato pubblicato da
Redazione Redazione di IN CHORDIS, la rivista online dell'Associazione Italiana dell'Arpa.