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Dove nasce la musica

Libretto

“Dove nasce la musica” è il titolo della rassegna di concerti, seminari, conferenze, letture, masterclass, workshop organizzati dal Conservatorio Arrigo Boito di Parma da marzo a giugno 2010.

Il cartellone comprende eventi che riguardano diversi campi musicali e i protagonisti sono docenti e interpreti di chiara fama, tra i quali Malcom Bilson, Sven-Ingvart Mikkelsen, Yives Savary, Philip Gosset, Antonio Juvarra, Ralf Heiber, Alessandro Corbelli, Walter Moore e Vincenzo Zitello.

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Con quest’ultimo, personaggio illustre del mondo dell’arpa al quale si riconosce il merito di aver portato al grande pubblico l’arpa cosiddetta “celtica” creando un proprio genere musicale come aveva fatto in precedenza il suo celebre maestro Alan Stivell, è previsto un workshop di due giorni e un concerto che comprenderà composizioni solistiche e per ensemble, scritte appositamente per l’occasione.

Si tratta di un progetto che coinvolgerà direttamente i quindici arpisti allievi del conservatorio, di un età compresa tra gli otto e i trent’anni, che suoneranno su quattordici arpe a pedali e dodici celtiche.

Senza alcuna pretesa di proporre un repertorio “celtico” per specialisti, il progetto si propone un unico obiettivo: suonare piacevolmente insieme e proporre al pubblico quelle sonorità che Carlos Salzedo definiva come “Streams of elemental light”.

Come bene illustra l’articolo di Anna Pasetti sul metodo di Peter Augè (pubblicato su In Chordis qualche tempo fa), già nella seconda metà del ‘700 esistevano dei lavori di carattere didattico e varie composizioni che si rivolgevano contestualmente ai due tipi di arpa: l’arpa a pedali e la piccola arpa. Di quest’ultima Augè scriveva: “La sola differenza tra l’arpa grande e la piccola è che nella seconda invece dei pedali ci sono delle piccole viti girevoli collocate accanto ai capotasti, che si possono girare con la mano sinistra quando si voglia suonare un diesis, un bequadro o un bemolle a seconda dell’armonia”. Riferendosi poi all’interpretazione, si notava che i due strumenti non presentavano differenze significative.

Dalle ultime ricerche , sembra quindi emergere che il recupero della tradizione britannica si sia innestato su una moda preesistente, rintracciabile, ad esempio, in alcune composizioni di Ph.J.Meyer, Giuseppe Aprile e Felice Fiorini.

Lo spirito che si intende recuperare con questo progetto che possiamo definire coraggioso è quello unitario che vede nella musica un linguaggio universale in grado di comunicare emozioni, a prescindere dalle caratteristiche specifiche dello strumento, ovvero, mani che pizzicano corde che vibrano insieme in armonia.

Il workshop sarà gratuito, aperto al pubblico e agli arpisti esterni che vorranno partecipare il 20 maggio dalle 14 alle 19 e il 21 maggio al concerto che si terrà alle 20,30 nell’Auditorium del Carmine. Una parte del progetto sarà dedicato esclusivamente agli allievi interni.

La nostra Associazione Italiana Dell’Arpa, come è posto in evidenza nel libretto qui allegato a cui farà seguito un’importante rassegna stampa, figura come promotrice di questa iniziativa preziosa per la didattica e per la diffusione della cultura dell’arpa presso il pubblico e il progetto si innesta sulla più ampia collaborazione nata nel 2009 con l’Associazione “Incontrarsi con la musica” che anche quest’anno ha reso possibile il Festival “Suoni D’Arpa”.

www.conservatorio.pr.it

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Questo articolo é stato pubblicato da
Emanuela Degli Esposti